FRASE CELEBRE

"Il ciclismo mi mancherà certo, ma anche io, ne sono convinto, mancherò al ciclismo".

Marco Pantani


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PRIMO PIANO

domenica 30 maggio 2010

IVAN BASSO: UN SOGNO ROSA DIVENUTO REALTA'



Ivan Basso è il vincitore della 93esima edizione del Giro d'Italia: l'ufficialità è arrivata alle 17:45 di oggi quando il corridore varesino ha tagliato il traguardo in Piazza Bra nel suo stile sobrio senza esultare, quasi non avesse più energie per liberare quell'urlo che sarebbe stato doveroso dopo un attesa di quattro anni. La maglia rosa è entrata nella passerella finale dell'Arena di Verona tra lo scroscio e gli applausi della folla arrivando a fermarsi davanti alla sua vittoria più bella: i figli Santiago e Domitilla, due come le sue vittorie al Giro d'Italia, le più preziose della carriera. In questa immagine finale del Giro c'è un uomo più che un corridore, un uomo che ha sofferto la lunga esclusione dal ciclismo arrivata all'apice della maturità, ma che ha saputo rilanciarsi anche grazie all'energia e all'amore dei suoi figli, a cui l'abbraccio finale di Ivan è anche un sentimento di gratitudine e riconoscenza per non averlo abbandonato nel momento in cui nessuno credeva più in lui. Ivan Basso è tornato e lo ha fatto in punta di piedi senza dominare una corsa incertissima e avvincente fino all'ultimo km, bensì emergendo nei momenti decisivi da perfetto calcolatore e perfezionista tattico, doti che gli hanno consentito di far suo il Giro 2010. Alle sue spalle una sorpresa, lo spagnolo David Arroyo che ha tenuto la maglia rosa un giorno più di Basso onorandola soprattutto nel tappone del Mortirolo alla fine del quale è stato però costretto a cederla. Oggi doveva solo limitare i danni e pur non essendo un cronomen è riuscito a salire sul secondo gradino del podio, il traguardo più prestigioso da lui sin qui conseguito. Il duello emozionante per il terzo posto, conteso tra Nibali e Scarponi sin dalla tappa di Montalcino, si è risolto a favore del siciliano dimostratosi in questo Giro molto di più che un semplice gregario. Sul traguardo veronese il più veloce è stato lo svedese Gustav Larsson capace di percorrere i 15 km in 20'19'' a 44,300 di media oraria. Alle sue spalle un bravo quanto sfortunato Marco Pinotti. L'uomo di classifica della Htc cercava la classica ciliegina sulla torta per chiudere il suo splendido Giro con una vittoria. Nonostante fosse migliore di Larsson di ben 12'' dopo la salita delle Torricelle, in discesa Pinotti dilapida tutto il vantaggio chiudendo ad appena 2'' di distacco dal vincitore. Magra consolazione il nono posto finale ottenuto superando oggi il croato Kiserlovski. Terzo in classifica a 17'' il leone Vinokourov davanti a Cadel Evans, Vincenzo Nibali e il lituano Konovalovas vincitore a Roma l'anno scorso nella crono conclusiva. Per Michele Scarponi, giunto nono a 35'' secondi ma soprattutto a 12'' da Nibali, discorso simile a quello fatto per Pinotti. Va però dato atto al marchigiano il merito di aver fatto una super prova, lui che cronomen non è, soprattutto nel tratto di salita dove è stato virtualmente sul podio prima di perdere in vantaggio accumulato nell'ultima parte. Delusione invece per il favorito di giornata Bradley Wiggins solo settimo a 29'' da Larsson, 10'' secondi meglio di Richie Porte forse esausto per aver dato tutto nelle tappe precedenti.
Passerella finale invece per Gilberto Simoni che oggi ha concluso il suo ultimo Giro presentandosi all'Arena in versione amarcord: vestito come uno scolaretto con camicia bianca e cravatta rosa portando in trionfo la sua bicicletta in memoria del suo vincente passato. Prima di leggere la classifica generale del Giro 2010 ricordiamo che le altre tre maglie previste: quella verde di miglior scalatore, quella rossa della classifica a punti e quella bianca di miglior giovane sono andate rispettivamente a Matthew Lloyd, Cadel Evans e Richie Porte; tre rappresentanti del ciclismo australiano che tanto ha emozionato in queste indimenticabili 21 tappe.

CLASSIFICA GENERALE 2010 (maglia rosa)
1.IVAN BASSO (Liquigas) in 87h44'01''
2.DAVID ARROYO DURAN (Casse d'Epargne) a 1'51''
3.VINCENZO NIBALI (Liquigas) a 2'37''
4.MICHELE SCARPONI (Androni Giocattoli) a 2'50''
5.CADEL EVANS (BMC) a 3'27''
6.ALEXANDRE VINOKOUROV (Astana) a 7'06''
7.RICHIE PORTE (Saxo Bank) a 7'22''
8.CARLOS SASTRE (Cervelo) a 9'39''
9.MARCO PINOTTI (HTC Columbia) a 14'20''
10.ROBERT KISERLOVSKI (Liquigas) a 14'51''

EPILOGO: CRONO A VERONA

Come nel 1984 il Giro 2010 si conclude con una cronometro individuale a Verona. Il percorso misura 15 km e presenta una piccola ascesa verso il GPM di 1a categoria delle Torricelle, che si trova a 277 metri sul livello del mare. Nulla in confronto alle salite percorse in questo Giro, ma dopo tre settimane di corsa la stanchezza si farà sentire. L'arrivo molto suggestivo si trova dentro l'Arena di Verona. In 15 km i distacchi tra i Big, considerando le fatiche accumulate durante tutto il Giro, potrebbero essere di 2 massimo 3 secondi al km. Difficile quindi vedere distacchi importanti. Per la maggior parte dei corridori sarà la classifica passerella finale, per alcuni l'ultima battaglia di questa guerra rosa, per uno solamente un giorno trionfale che rimarrà nella storia del Giro.
PREVISIONI.
Oggi in primo piano la conquista della maglia rosa: Ivan Basso non dovrebe avere problemi, nonostante questo il varesino non ha preso la crono sotto gamba e l'ha visionata di buon mattino. Questi ultimi 15 km lo separano dal suo secondo Giro d'Italia e salvo scherzi del destino sarà suo. Arroyo visto la brevità del percorso non dovrebbe avere problemi a difendere la seconda piazza. Nibali dovrà lottare con Scarponi per il terzo gradino del podio; solo 1" li divide. Il siciliano parte favorito visto le sue doti da cronoman. Per quanto riguarda la vittoria di tappa facciamo 6 nomi: Wiggins, Nibali, Porte, Pinotti, Evans, Vino. Dopo 3 settimane di Giro comunque l'acido lattico accumulato la farà da padrone e chi sarà più fresco potrebbe spuntarla ,quindi per fare bene non contano solo le caratteristiche da cronoman o meno. Chissà che questo Giro 2010 caratterizzato da mille sorprese non ce ne riservi una finale...prima di calare il sipario...

sabato 29 maggio 2010

SUL TONALE BRINDA TSCHOPP; BASSO IPOTECA LA ROSA

Johann Tschopp ricorderà a lungo questo giorno. E' lui infatti il vincitore della 20a frazione del Giro d'Italia 2010; la più dura di questa edizione. Lo svizzero è astuto e coraggioso e approfitta della marcatura stretta che uomini di classifica subiscono da parte della Liquigas, e della stanchezza di molti girini scontenti che oggi volevano cercare la vittoria di tappa. Sin dalle pendici della Forcola di Livigno attaccano infatti corrdori come Cunego, Simoni, Pinotti ma anche Sastre e Vinokourov decisamente più pericolosi in classifica. La Liquigas di Ivan Basso lascia a questi corridori un massimo vantaggio di 2' interessata com' è a evitare brutte sorprese. Tschopp invece è poco marcato e si gioca bene le ultime energie rimaste, provando un attacco deciso ai piedi del Gavia. Allo svizzero si accoda solo Gilberto Simoni, il quale ci tiene a ben figurare nell'ultima tappa di montagna del suo ultimo girotogliendosi la soddisfazione di fare sua la Cima Coppi. Gibo è generoso ma sembra far fatica a tenere la ruota di Tschopp, il quale prende qualche metro di vantaggio a metà salita. Ma la strada per arrivare a 2.618 metri del gigante lombardo è ancora lunga e Simoni lo sa. Con la sua esperienza arriva a recuperare lo svantaggio e a mettersi alla testa del duetto a tirare per qualche chilometro. Dietro Basso non cerca di staccare Arroyo nonostante lo spagnolo sia decisamente avvantaggiato sul varesino in discesa. Sulla vetta del Gavia Simoni e Tschopp fanno la volata e i 10 anni in meno dello svizzero si vanno valere negli ultissimi metri quando riesce a mettere le proprie ruote davanti al trentino della Lampre. Sullo slancio della volata Tschopp si butta a capofitto in discesa mentre Simoni, frustrato per l'obiettivo sfumato e stanco per lo sforzo si lascia staccare. Il Gruppo maglia rosa arriva con un ventina di unità in cima ed è qui che l Liquigas mete in cassaforte il Giro: Nibali &Co. si mettono in testa a pennellare le curve teniche e bagnate della discesa imponendo un velocità elevata. Arroyo non riesce ad avvantaggiarsi anche perchè per farlo avrebbe rischiato oltremodo una caduta, così si arriva a Ponte di Legno senza nessun attacco di rilievo. Tra Tschopp e Basso ci sono alcuni corridori come Vinokourov e Righi i quali provano a recuperare qualcosa. Ma a meno 3 km dall'arrivo finalmente qualcuno si muove:è Cadel Evans, il quale con una sparata pazzesca cerca di sorprendere Nibali e Scarponi per provare a riaprire il discorso podio e a recuperare su Vinokourov per ipotecare la maglia rossa. Se il kazako è esausto per reagire non è dello stesso avviso Scarponi che cerca anch egli di avvantaggiarsi su Nibali rimasto indietro assieme ad Arroyo. Non appena se ne accorge la maglia rosa si attacca alle ruote del marchigiano per guadagnare qualcosa. Nel frattempo Tschopp, nonostante Evans gli recuperi quasi 1'30'' in 3 km può esultare per l vittoria più prestigiosa della carriera. Altro che zero tituli; anche per lui il bilancio del Giro diventa positivo, tanto che lo ricorderà per tutta la vita. Giornata da ricordare anche per l'australiano Matthew Lloyd che con i punti conquistati oggi sui 5 gpm conquista la maglia verde. Sul traguardo del Tonale Tschopp si impone con 15" su Evans e 25'' su Basso e Scarponi con il varesno che va a prendersi l'abbuono soprattutto per aiutare il compagno Nibali ad arrivare sul podio. Il siciliano domani avrà però solo 1'' di vanatggio da gestire su Scarponi. Ivan invece porta il suo vantaggio nella generale a 1'e15" su Arroyo giunto a 41'', ormai ha le mani sul Giro. Sastre e Vino invece arrivano staccati e la loro sembra proprio una resa....a domani per i verdetti finali

La Resa dei conti: Atto II

Archiviata la tappa di ieri che ha rivoluzionato la classifica, il Giro offre subito una nuova occasione di riscatto ai delusi di giornata: stiamo parlando del tappone alpino che dopo 178 km porterà i ciclisti da Bormio al Passo del Tonale. A detta del direttore della corsa Zomegnan è la tappa più difficile dell'intero Giro d'Italia e i 5 GPM previsti con i circa 4000 m di dislivello complessivo da affrontare confermano in pieno la sua tesi. Dopo la partenza da Bormio i primi 40 km da percorrere sono interamente in discesa verso l'abitato di Tirano. Da qui inizia la prima fatica di giornata l'interminabile e inedita Forcola di Livigno situata a 2315 m, che con i suoi 34 km di lunghezza è la salita più lunga della corsa rosa. Nel corso dell'ascesa, che nei suoi ultimi 18 km ha una pendenza media del 7%, vi sarà uno sconfinamento in terra Svizzera per poi rientrare in Italia precisamente nella città franca di Livigno. Oltrepassato l'abitato saranno affrontati in rapida successione altri due valichi “over 2000”: il Passo Eira a 2208 m lungo 6,2 km al 6,4% di pendenza media e il Passo di Foscagno situato a 2291 m che saranno raggiunti dopo 4,6 km al 5,9 di pendenza media. Basterebbero queste ascese per rendere la tappa impegnativa ma dalla cima del Foscagno mancano più di 75 km all'arrivo. Una lunga discesa riporterà i corridori a Bormio da dove sarà affrontato il gigante nonché spauracchio di questa edizione del Giro 2010: il passo di Gavia che con i suoi 2618 m è la vetta più elevata dell'intera corsa (cima Coppi). A differenza di ciò che è successo nelle ultime due edizioni, stavolta il Gavia è posizionato a ridosso del traguardo e pertanto potrebbe risultare decisivo sia in chiave tappa che in quella dell'intero Giro. Se il versante affrontato in salita è quello meno impegnativo il contrario si può dire della discesa che con i suoi 19 km tecnici sarà teatro di attacchi e concreto rischio di cadute soprattutto con il maltempo che è atteso sulle strade per domani. Ma andiamo con ordine: la salita del Gavia, che sarà affrontata per la nona volta, misura 25 km dal versante valtellinese e presenta nella prima parte pendenze molto pedalabili le quali terminano all'altezza di S.Caterina Valfurva, laddove è previsto il traguardo volante. I successivi 11 km sono invece molto impegnativi con pendenze costantemente al 7-8% con un tratto al 14% a -5 km dalla cima. Superata questa ennesima fatica il Gavia spiana con gli ultimi 2 km al 3% prima della decisiva discesa che terminerà a Ponte di Legno. Da qui mancheranno 12 km all'arrivo ma la fame di sofferenze dei ciclisti non sarà ancora placata: gli aspetta infatti l'ultima asperità, fortunatamente la meno dura di giornata con il suo 5,2% di pendenza media: il Passo del Tonale dove è previsto l'arrivo. Ivan Basso dovrà cercare essenzialmente di difendersi in una tappa come questa dove niente è scontato. Le prime tre salite non dovrebbero creare scompiglio nel gruppo dei migliori a meno che qualcuno non accusi il freddo o i postumi della stanchezza di ieri nell'affrontare saliscendi in rapida successione. La vera bagarre sarà sul Gavia dove Evans, Scarponi e Sastre dovranno inventarsi qualcosa se sperano di salire sul podio a Verona. Basso invece dovrà cercare di distanziare Arroyo, dimostratosi tra i più forti discesisti presenti, il quale potrà di certo dire la sua nella discesa della Cima Coppi. Nibali sarà pertanto chiamato a tenere la ruota di Basso in salita per poi scortare il suo capitano indenne a Ponte di Legno, cercando di limitare i danni. Attenzione anche alla salita finale con pendenze simili a quelle dell'Aprica, le quali, dopo una tappa così massacrante, potrebbero favorire, come ieri, distacchi pesanti. Per concludere, senza sbilanciarci con i nomi dei favoriti, è doveroso ricordare il duo Lampre Cunego-Simoni. Per entrambi, se ne avranno le forze (Cunego ieri ha accusato disturbi allo stomaco) l'ultima occasione per riscattare un Giro finora anonimo magari entrando a far parte di una fuga da lontano che il distacco in classifica gli consentirebbe. Attenzione anche alla lotta per le altre maglie di questo Giro, con la verde ancora tutta da decidere e la rossa in bilico tra Evans, Vinokourov e Nibali. Per la maglia bianca invece Richie Porte dovrà guardarsi da Kiserlowski della Liquigas e Mollema della Rabobank ma il distacco dell'australiano sugli avversari, rispettivamente di 6 e 12' è un margine gestibile a meno di improvvisi e inattesi crolli.



Altimetria e Planimetria


venerdì 28 maggio 2010

RITORNO AL FUTURO: 4 ANNI DOPO BASSO TORNA IN ROSA ALL'APRICA

28 maggio 2006: Ivan Basso in maglia rosa taglia per primo il traguardo dell'Aprica e mette il sigillo sul suo primo Giro d'Italia.
28 maggio 2010: Ivan Basso arriva all'Aprica con Scarponi e Nibali; stacca Arroyo di 3', gli strappa la maglia rosa e mette le mani sul Giro.
Il destino come sempre ha il senso dell'umorismo: stesso giorno e stesso luogo. Sembra la trama di un film; invece è la realta. La realtà di un corridore caduto perchè volle volare troppo in alto, ma rialzatosi per tornare ad alta quota. Un giorno forse ci scriverà un libro, per ora ha ripreso a scrivere la sua carriera: li dove si interruppe 4 anni fa. Così ha iniziato la sua seconda parte di carriera nel 2009 con un ritorno alle corse buono, ma non esaltante. Poi quest'anno dopo i dubbi della vigilia del Giro ha composto un capolavoro sullo Zoncolan. Oggi invece ha scritto una delle pagine più belle; quella del riscatto definitivo e del ritorno in rosa, proprio all'Aprica: un traguardo per lui sempre dolce.


EMOZIONI FIN DALL'INIZIO.

Oggi era il I° atto della resa dei conti e ci si aspettava una tappa emozionante. La prima ora di tappa viene percorsa ad una media di 51km/h. Al km 46 nove fuggitivi si staccano dal gruppo: Bakelandts, Failli, Samoilau, Mazzanti, Krivtsov, Rodriguez, Bonnet, Tondo e Duque prendono il largo e arrivano ad avere un vantaggio massimo di 8’54". Nel secondo GPM di giornata, il Trivigno, Stefano Garzelli scatta e stacca il gruppo maglia rosa. Il varesino raggiunge e scavalca Bonnet, Krivtsov e Mazzanti, mentre Failli si lascia sfilare dal plotoncino di testa per aspettare il suo capitano e dargli man forte.

SULLA SALITA DEL PIRATA.


Ad inizio Mortirolo la Liquigas forza il ritmo mentre Garzelli salta agevolmente i fuggitivi della prima ora e si porta al comando. Dietro intanto il gruppo si sgrana sotto i colpi di Agnoli e Smydz prima e Kiserlowski poi. Quando i gregari si spostano esausti Basso e Nibali prendono in mano la situazione e la selezione continua. I primi a cedere sono Porte e Cunego, poi anche Arroyo perde contatto, ma la sua non sembra una crisi bensì una tattica prudente per gestirsi fino in cima. Il forcing della coppia d'oro Basso-Nibali manda fuori giri anche Vino, Sastre e l'ottimo Gadret e a sorpresa dopo pochi km di Mortirolo cede anche Evans, visibilmente provato già da inizio salita. Solo Scarponi regge il rimo del tandem Liquigas, si forma quindi un terzetto che con cambi regolari arriva in cima raggiungendo e staccando Garzelli. Basso da più volte l'impressione di poter allungare, ma astutamente aspetta Nibali perchè sa che l'unione farà la forza dal Mortirolo in poi. I 3 scolliano con 55" su Vino, 1'e33 su Sastre e Gadret 1'e43" su Evans e 1'e55" su Arroyo che si gestisce alla grande. In discesa lo spagnolo rischia tutto e si lancia in picchiata superando Evans, Sastre e Gadret e raggiungendo Vino. Il terzetto al comando non prende rischi vista la strada bagnata e vede ridursi il vantaggio sulla maglia rosa a 35". Nibali aiuta il propiro capitano in discesa che sembrà però insicuro e rigido. Il Giro sembra quindi riaperto e tutti gli appassionati restano col fiato sospeso.


MOMENTO DECISIVO.


Quando la strada riprende a salire il terzetto al comando torna a macinare km con Basso che intravede la maglia rosa, Nibali che lo aiuta e sogna il podio e Scarponi che sente odore di vittoria di tappa. Dietro infatti Arroyo e Vino aspettano Sastre, Evans e Gadret formando un quintetto all'inseguimento dei primi. Il gruppetto maglia rosa non trova però collaborazione e il distacco torna sopra il minuto. Basso, Nibali e Scarponi si danno cambi regolari e negli ultimi km tirano a tutta per guadagnare il più possibile: tutti si giocano buona parte del proprio Giro. Nella Volatina finale l'ottimo Scarponi batte Basso e Nibali e si impone sul traguardo dell'Aprica; terzo successo al Giro per il marchigiano dopo le due vittorie del 2009. Il gruppetto Arroyo arriva con 3'e05"; la maglia rosa torna selle spalle di Ivan Basso che ha ora in classifica generale 51" di vantaggio su Arroyo, 2'e30" su Nibali e 2'e49" su Scarponi. Evans precipita a 4 minuti. Domani tappone con 5 GPM: compresi Gavia con neve e Tonale, 5000 metri di dislivello per l'ultima battaglia in montagna del Giro 2010. Basso assicura ancora un atteggiamento offensivo per aumentare il distacco e per cercare di far salire Nibali al secondo posto dopo l'eccezionale lavoro svolto dal siciliano e la lealtà dimostrata per il proprio mentore. Certo questa coppia d'oro sta stregando il Giro: passato, presente e fututo del ciclismo italiano. Basso sta vivendo una seconda giovinezza, ma tra qualche anno quando inizierà a calare fisicamenete, Nibali potrebbe diventare il suo erede dopo aver appreso molto dal proprio capitano. Nel frattempo la strategia della Liquigas di oggi è stata perfetta e finalmente la maglia rosa sembra essere sulle spalle del più forte: Ivan Basso. Ha gamba e testa, corre da Leader e sembra che la squalifica sia solo un brutto ricordo. Certo la macchia dell'Operation Puerto resterà per sempre nella sua carriera, ma questo Basso con la sua maglia rosa del riscatto ripresa qui all'Aprica sembra venire dritto dritto dal passato...da quel 28 maggio 2006 in cui vinse in maglia rosa sullo stesso traguardo...corsi e ricorsi storici....

giovedì 27 maggio 2010

19a TAPPA. ATTO I°: SUL MORTIROLO, LA SALITA DI PANTANI

Dopo due giornate relativamente tranquille siamo pronti per la resa dei conti finale. Questa andrà in scena in tre atti tra venerdì e domenica e assegnerà il Giro d'Italia 2010. Pronti quindi con il I° Atto della battaglia finale: la Brescia-Aprica che misura 195 km.
Si percorre la sponda bresciana del lago d'Iseo, poi si transita per la val Camonica. Al 113° km di corsa si passa per la prima volta da Aprica lungo una salita di 13,9 km al 3,5% di pendenza media (1° GPM). Successivamente si trova la salita di Trivigno di 11 km al 7,6% medio a 1608 metri d'altitudine (2° GPM). Dopo questo antipasto arriva il piatto forte di giornata: il Mortirolo. Salita storica del Giro che rievoca in tutti noi le gesta del grande e compianto Marco Pantani che più volte infiammò la corsa in questa leggendaria ascesa. Si sale per 12,8 km con una pendenza media del 10,1% e punte del 18%. Il Mortirolo assieme a Zoncolan, Plan de Corones e Gavia è uno dei giganti di questo Giro 2010. Dopo questa salita che rappresenta il terzo GPM di giornata giù in discesa per gli ultimi 30 km che portano verso Monno, Edolo, poi Corteno Golgi e infine salita finale con picchi di pendenza al 12% per raggiungere il traguardo finale all'Aprica già teatro di grandi imprese nella storia del Giro.

PREVISIONI
In questa tappa ci si gioca una bella fetta di Giro. Basso ed Evans su tutti dovranno cercare di togliere la maglia rosa ad Arroyo. Se dovesse scamparla anche oggi lo spagnolo potrebbe seriamente tenerla fino a Verona (se tagliano il Gavia per maltempo poi sarà ancora più facile per lui). Noi ci attendiamo una corsa diretta dalla Liquigas come sul Grappa e sullo Zoncolan. Faranno corsa dura fin dalle prime rampe e lavoreranno per Basso che con l'aiuto di Nibali cercherà di ripetere l'impresa fatta sul gigante carnico. Evans cercherà di approfittare di questa situazione per poi dare tutto sul Mortirolo dove di certo ci sarà bagarre. Certamente le salite faranno la differenza, ma attenzione alle discese perchè potrebbero diventare fondamentali, soprattutto in caso di maltempo. Potrebbero essere importanti anche le possiblili allenze di giornata che si potrebbero formare lungo la strada. Questa è una giornata dove chi ne ha deve andare e dare tutto. Ci attendiamo un appassionante duello Evans-Basso sul Mortirolo con l'occhio al cronometro per vedere quanto perde Arroyo del frattempo. Attenzione a Nibali che in discesa va forte e a Cunego che cerca un successo di tappa.


Altimetria e Planimetria.

18a TAPPA.GREIPEL! MEGLIO TARDI CHE MAI

All'ultima occasione ce l'ha fatta. Andre Greipel della formazione HTC Columbia si è aggiudicato in volata la 18a tappa della corsa rosa con arrivo a Brescia. A inzio Giro era il velocista più atteso insieme ad Alessandro Petacchi. Si era presentato ad Amsterdam con 11 vittorie stagionali già in bacheca e una buona condizione fisica che gli davano quindi di diritto il ruolo di sprinter da battere. Nelle prime tappe però il velocista tedesco aveva deluso; sempre piazzato e poco incesivo, tanto che in una volata in terra olandese aveva perfino perso la ruota del suo ultimo uomo: Matthew Goss. Proprio il suo compagno/rivale vincendo poi un arrivo in volata gli aveva virtualmete tolto i gradi di sprinter dell'HTC. Gli arrivi in volata erano quindi finiti tutti male per Greiper, o era arrivata una fuga, o avevano vinto a turno un pò tutti i velocisti; meno che lui: il più atteso. Poi sono arrivate le montagne, quelle dure, e gli uomini dalle ruote veloci hanno alzato bandiera bianca. Gli sprinter già vincitori di una tappa e quindi con la pancia piena hanno lasciato il Giro prima di Zoncolan e Plan de Corones snobbando l'ultima tappa per velocisti: quella di oggi con arrivo a Brescia. Cosa che non ha fatto Greipel; ha tenuto duro in salita, ha aspettato la condizione migliore stringendo i denti e macinando km e oggi può finalmente brindare alla sua seconda vittoria al Giro dopo il suo primo successo ottenuto nel 2008.
BEL PAESAGGIO, POCHE EMOZIONI.
La quiete prima della tempesta, così potremmo definire questa tappa che è venuta prima delle ultime tre tappe che decideranno questo Giro 2010. Al km 21 allungano due fuggitivi: Marangoni e Kaisen. Vantaggio massimo 3 minuti. Il gruppo li tiene a bada guidato dalle due squadre dei velocisti: Sky e HTC. Idue vengono ripresi ai meno 3 km al tragurado e tutto si decide allo sprint finale. Davanti ci provano Brown (Rabobank), Pozzato (Katusha),
Sabatini e Dall'Antonia (Liquigas), Dean (Garmin), Henderson (Sky). Lo stradone di via XX settembre a Brescia consente una volata classica: la Sky organizza un bel treno, ma alla fine esce Greipel che brucia tutti e vince con una bicicletta di vantaggio. Secondo arriva Julian Dean, terzo Dall'Antonia. Questa ultima frazione, dedicata ai velocisti e orfana di molti sprinter che avevano dato forfait prima delle montagne, va qundi a Greipel; e ora anche il suo Giro si colora dopo essere stato opaco fin qui, ma come si dice sempre: meglio tardi che mai...
NOTIZIA DI GIORNATA.
Il fatto che fa più notizia oggi non è pero la vittoria di Greipel, ma la conferenza stampa tenutasi a Brescia dal presidente della Liquigas: Paolo Dal Lago. Il patron ha annunciato che lo sponsor rimarra nel mondo del ciclismo fino almeno a fine 2012. Dopo qualche sussulto e rinvio ecco quindi una buona notizia per il ciclismo italiano che vede una delle sue squadre di punta rimanere nel circuito Pro Tour.
Il presidente ha annunciato anche che Basso e Nibali rimarranno in verdeblu entrambi fino a fine 2012, insieme ai tanti giovani che il Team Liquigas ha saputo scoprire e crescere in questi anni. E i 23 successi stagionali ottenuti fin qui indicano che la strada è quella giusta.

DAVID ARROYO:IL GRINGO.

Questo spagnolo con la faccia da gringo sarebbe potuto tranquillamente essere un protagonista di uno dei mitici western di Sergio Leone. Metteteci un poncio e un cappello da cowboy e immaginatevelo vicino a Clint Eastwood nel film il buono il brutto e il cattivo. Ci sta bene vero? In maglia rosa invece stona un pò: forse perchè è un buon corridore, ma non ha mai impressionato; o probabilmente perchè a questo punto del Giro ci immaginavamo tutti di vedere la Rosa sulle spalle di Evans, Basso o Scarponi. Un altro motivo potrebbe essere che dopo la dominazione Contador nel 2008 e il Giro del Centenario al russo Menchov e vista la crisi recente del ciclismo di casa nostra vorremmo vedere il simbolo del primato in mano ad un italiano. Perchè diciamolo la Rosa la sentiamo anche un pò nostra; è uno status simbol come il Colosseo o gli spaghetti. La motivazione principale di questo sentimento anti-Arroyo che c'è nell'aria, va cercato molto probabilmente nel modo in cui ha preso la maglia rosa: la fuga bidone dell'Aquila. E' brutto definirla così perchè è stata una mossa astuta, sopraffina, studiata, ci vorrebbe un nome appropriato tipo "La grande Fuga". Solo che il protagonista non è Steve Mcqueen ma bensì David Arroyo: nato il 7 gennaio 1980 a Talavera de la Reina alto 1,70 per 60kg di peso. Diventa professionista a 21 anni nella Once poi passa nel 2005 alla Illes Balears, attuale Casse d'Epargne nella quale milita tutt'ora. Un buon corridore, costante e affidabile, fido gregario di Valverde al Tour e alla Vuelta si è piazzato 10° al Giro 2007 e 11° al Giro 2009. Vittoria più prestigiosa: una tappa allla Vuelta nel 2008. Insomma un corridore come tanti che ha però avuto la fortuna/bravura di essere al posto giusto al momento giusto: mica una cosa da poco. Al pubblico del ciclismo però piace vedere vincere il più forte e non il più fortunato, si vuole vedere la fatica, la gamba, la testa, il carattere. Solitamente dopo 21 tappe vince quasi sempre il più forte. Quasi. Una fuga come quella dell'Aquila, che capita ogni 50 anni, rischia però di compromettere tutto. Arroyo resisterà fino alla fine? O cederà il passo a Evans o Basso per il loro duello finale? Se dovesse resistere se la sarà comunque guadagnata perchè Aquila a parte avrà comunque affrontato pure lui Grappa, Zoncolan, Plan de Corones, Mortirolo, Gavia. Poco importa se in salita si staccherà sempre e non arriverà solo, se a Verona sarà davanti se la sarà sudata la sua maglia rosa...pardon...poncio rosa...Noi crediamo che all'Aprica la maglia rosa cambierà padrone, ma è una nostra sensazione. Questo spagnolo è un osso duro e non la mollerà facilmente perchè la Rosa, lo sappiamo, da dipendenza... come un buon vino: più ne bevi e più ne vuoi. Altro che duello Evans-Basso con tanto di Sport-Week dedicato, Arroyo ha fatto perdere il sonno a molti Big che già da Verona sono partiti con l'intento di fare classifica. Lui invece è partito come gregario di Bruseghin che poi però si è ritirato. Allora la Casse d'Epargne ha ben pensato di puntare su Lastras per le tappe e Arroyo per fare il miglior piazzamento possibile nella generale. Poi all'Aquila ha colto l'attimo ed è stato abile ad andarsi a prendere la maglia rosa.
Ora Arroyo, il brutto, indossa la maglia rosa e stringendo i denti cerca di scappare mentre dietro al galoppo lo inseguono due cacciatori di taglie: Evans e Basso (decidete voi chi è il buono e chi il cattivo)...come in un film di Sergio Leone...

PRESENTAZIONE 18a TAPPA: L'ultimo riposo prima della resa dei conti

Da una cittadina termale all'altra. Basterebbe questo fatto secondario per sottolineare come i corridori, dopo i ritmi blandi tenuti oggi nella tappa verso Peio Terme, possano godere anche domani, con la partenza prevista da Levico Terme, di una giornata di relax. La 18a tappa con arrivo a Brescia è attesa più che per vedere gli scatti dei ciclisti, per il suggestivo attraversamento delle ben 30 gallerie di lunghezza variabile (da alcuni metri a massimo 2 km) che costellano il versante lombardo del Lago di Garda offrendo scenari spettacolari. Occhio però alle incognite: alcune gallerie non sono infatti illuminate e la mancanza del campo radiofonico al loro interno potrebbe compromettere la tempestività delle comunicazioni ricevute dalle ammiraglie. Sperando che questi rischi vengano ovviati facilmente la carovana raggiungerà la città di Brescia dove si concluderà la corsa in via XX settembre dopo un breve circuito cittadino di circa 5 km.
Ad eccezione della piccola salita prevista dopo 10 km a Vigolo Vattaro la tappa è interamente pianeggiante e dovrebbe concludersi con una volata di gruppo. Per velocisti come Sabatini, Greipel ed Henderson è questa l'ultima occasione per provare a vincere almeno una tappa anche per smentire la scarsa supremazia che hanno avuto gli sprinter nei traguardi a loro riservati finora. Vada come vada aggiungiamo che quest'anno nessun velocista è in lizza per la maglia rossa della classifica a punti. Dopo i vari Cipollini, Petacchi e Bennati a giocarsi la prima edizione della nuova maglia saranno probabilmente Cadel Evans e Alexandre Vinokourov con il primo in vantaggio 106 a 91.





Altimetria e Planimetria







mercoledì 26 maggio 2010

17a TAPPA. CALMA PIATTA A PEIO TERME: VINCE MONIER

Per la prima volta in questo Giro 2010 vengono rispettate le previsioni della vigilia: ci si aspettava l'arrivo di una fuga e così è stato. Dopo cinque successi italiani consecutivi torna a vincere uno straniero: il francese Damien Monier della Cofidis si impone a Peio Terme su Danilo Hondo (Lampre) che chiude secondo e Steven Kruijswijk (Rabobank) che completa il podio della 17a frazione. Niente sorprese come detto, a parte il fatto che per la prima volta in questa edizione della corsa rosa possiamo parlare di tappa di trasferimento.
TAPPA DI TRASFERIMENTO.
Oggi c'era un arrivo in salita è vero, ma niente a che fare con salite come il Grappa, lo Zoncolan e Plan de Corones. Difficile poter fare selezione negli ultimi 3 km della salita (seppur impegnativi), anche se qualcuno come Vino o Evans con un arrivo in gruppo avrebbe potuto sfruttare la propria esplosività per conquistare un prezioso abbuono. Sembrava anche una tappa disegnata per scalatori scattanti come Cunego, Garzelli, Scarponi; ma per un giorno il Giro decide di essere scontato e tranquillo. In tanti però in gruppo si auguravano una frazione tranquilla con l'uscita di una fuga. Dopo pochi km parte puntualmente un gruppetto di attaccanti che viene però ripreso dagli uomini Lampre, segno che Damiano Cunego può provare a vincere la tappa. Al km 54 parte però la fuga decisiva: escono in 19 tra cui: Hondo, Monier, Stortoni, Marzano, Efinkim,
Kruijswijk, Moreno, Cummings, Ignatiev. Il corridore più vicino in classifica è Efinkim a 18' circa, già celebre fuggitivo a l'Aquila. Il gruppo stavolta lascia fare; davanti vanno forte, ma il gruppo maglia rosa lascia al massimo 12' di margine: la lezione dell'Aquila è servita eccome. Cunego che ha due compagni davanti deve lasciare ogni sogno di gloria, Garzelli sembra appagato dopo l'impresa di ieri, Scarponi pensa solo alla generale. Così la fuga procede verso l'arrivo con un vantaggio costante tra i 10' e gli 11'. Ai 29km dall'arrivo ci prova il russo Ignatiev che cerca di prendere vantaggio prima della salita, ma senza successo. A meno 18 km dall'arrivo il momento decisivo: nasce una fuga dalla fuga. Se ne vanno in tre: Monier, Hondo e Kruijswijk; dietro non sembra esserci accordo così Cummmings e Moreno escono dal gruppetto dei fuggitivi della prima ora per cercare di ricucire lo strappo. Ai piedi della salita finale i 3 al comando hanno 20" su Cummings e Moreno e 46" sui fuggitivi della prima ora. Sullo strappo finale Hondo perde subito le ruote dei due compagni di fuga; successivamente Monier con una pedalata a stantuffo, brutta da vedere ma efficace, stacca l'olandese Kruijswijk. Il francese della Cofidis si invola solo e conquista la sua pima vittoria dopo 6 anni da professionista; al traguardo appoggia la bici a terra e si siede incredulo guardandosi intorno sbalordito: per lui un sogno divenuto realtà. Nel finale Kruijswijk crolla e viene raggiunto e superato da Hondo, velocista che come una brava lumaca in salita va piano, ma arriva lontano.
LA CORSA NELLA CORSA.
Dopo l'arrivo dei primi inizia la salita il gruppo della maglia rosa. Dai primi metri di ascesa si mette davanti la Liquigas a fare l'andatura; non folle ma comunque alta. Gli uomini di Ivan Basso tengono ritmo sostenuto per evitare scatti di uomini di classifica e chissà magari recuperare qualche secondo alla maglia rosa Arroyo. Il gruppo, sotto i colpi degli uomini verdeblu, si riduce a una ventina di unità. Uomini come Simoni e Garzelli a cui non interessa la classifica generale si lasciano sfilare. Dopo l'eccellente lavoro di Smydz e Agnoli si mette davanti Nibali a lavorare per il proprio capitano. Sul traguardo arrivano tutti insieme con Scarponi che anticipa Nibali e Basso. Un attimo dietro francobollati arrivano Evans, Vino e Arroyo. Nessun distacco quindi tra gli uomini di classifica che arrivano a 9'e56" dal vincitore di giornata. Uniche eccezioni Sastre che perde 5" e Cunego 8".Stamani auspicavano una giornata tranquilla, ma dopo il traguardo voltandosi e vedendo la maglia rosa li dietro di loro ecco che quasi quasi se ne pentono. Certo non c'era il terreno per un'azione più incisiva di questa, la Liquigas ha fatto il possibile e ci ha provato. Come ha ricordato Ivan Basso questa mattina al via "
La cosa più importante è correre con l'atteggiamento giusto". Già per ora...aspettando il Mortirolo...li l'atteggiamneto e il terreno giusto potrebbero portare alla rosa...



Classifica generale.



Ordine d'arrivo 17a tappa.











ANCHE NOI SULLE STRADE DEL GIRO.

Forse ve ne sarete accorti, in questo weekend abbiamo aggiornato il blog sempre un pò in ritardo e certamente non come avremmo potuto e voluto. Abbiamo però una valida scusa per i nostri pochi (per ora....:)..) ma buoni lettori. Anche noi infatti, come molti altri appassionati, abbiamo voluto incrociare le nostre strade con quelle del Giro d'Italia 2010. Così siamo stati a bordo strada ad aspettare di vedere passare la mitica carovana rosa, che per un mese all'anno attraversa le strade del bel paese raccontando storie di uomini speciali che nel mese di maggio vestono i panni degli eroi. E per farlo non abbiamo scelto un luogo qualunque. Avremmo potuto andare nel centro del nostro paese dove passava la carovana rosa, no signori: volevamo di più. Quindi domenica mattina sveglia alle 6, bibliclette caricate in macchina e panini nello zaino, destinazione: Monte Grappa. Sapevamo che questa salita visto come si era messo il Giro avrebbe potuto infiammare la corsa ed aprire la rimonta dei Big sui protagonisti della fuga bidone dell'Aquila che stava influenzando il Giro. Dopo aver percorso alcuni km della salita che poche ore più tardi avrebbero percorso i nostri beniamini, ci siamo accampati verso le ore 13:30 a bordo strada sul costone della montagna, e li ha avuto inizio la lunga attesa. Tra commenti goliardici, previsioni e speranze su chi per primo sarebbe comparso all'orizzonte il tempo è volato per noi, un gruppo di amici con la passione per il ciclismo. Nel frattempo gli ultimi km in prossimità del GPM del Monte Grappa si stavano colorando con la presenza di cicloamatori e tifosi di tutte le età, pronti a incitare i girini.
Le nostre certezze erano due: che alle 14.30 i corridori sarebbero passati per Camposampiero (il nostro paese) e che prima o poi sarebbero dovuti passare su quella salita veramente impegnativa ai nostri occhi. Ancora nell'attesa ecco l'ennesimo totoscommessa sui primi a transitare davanti a noi e poi ancora improbabili commmenti sugli occhialini antiriflesso di Tyler Farrar, e imitazioni di Paolo Savoldelli con il suo simpatico e indimenticabile "A Voi!". Via via il tempo passa e iniziano a passare le prime ammiraglie, poi alcune moto della polizia, i furgoni che vendono il kit del Giro e un tizio veramente eccezionale che scalava il Grappa in bici in equilibrio su una ruota sola. Poi l'atmosera si fa calda; l'elicottero ponte si alza nel cielo sopra di noi, passa un'auto della giuria che ci avvisa sulla situazione: "Basso guida il gruppo con Evans Nibali e Scarponi, seguono Vino e Sastre a 50". L'atmosfera è incandescente finalmente ci siamo. Col cuore in gola vediamo l'elicottero delle riprese che affianca il costone della montagna e dopo qualche secondo ecco dal tornante all'orizzonte spuntare i primi 4. Ecco che passa il Giro. Dopo ore di attesa tutto si consuma in pochi attimi. Vediamo passare davanti a noi Basso ad andatura molto elevata seguito da Evans, Scarponi e Nibali. Poi cronometro alla mano ecco i vari ritardi: prima Vino e Sastre a un minuto circa...poi Cunego a 1'e48"...poi la maglia rosa Porte, Arroyo, Simoni e l'idolo di casa Pozzato.
Naturalmete per tutti abbiamo riservato un caloroso applauso e incoraggiamento, vedere tanta fatica nei loro volti da veramente l'idea di cosa sia questo sport. Sport popolare dove non c'è il prezzo del biglietto e tutti si possono riversare sulle strade per incoraggiare questi atleti e uomini che con la loro fatica onorano una corsa che ha più ci cento anni; e che da un secolo attraversa il nostro paese raccontando storie e regalando emozioni indimenticabili. Poi passati i primi abbiamo atteso la così detta rete dei velocisti, un applauso anche per loro nonostante il ritardo. Gli appassionati lo sanno che "non è mica da questi particolari che si giudica un corridore; un corridore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo, dalla fantasia."
Una volta passata tutta la carovana scambio di impressioni a caldo:tra di noi Basso impressionante in salita; Nibali un pò affaticato, Evans molto determinato ma sempre sui pedali e uno Scarponi ancora fresco però in quarta posizione. Lo Zoncolan il giorno dopo confermerà queste inidicazioni.
Poi di corsa tutti a casa a vedere l'Inter (interisti e non), ma con il Giro ancora in mente, con le fatiche di questi atleti negli occhi, e una soddisfazione nell'aver anche solo per un istante fatto parte della corsa rosa. I corridori scriveranno la storia di questo Giro consapevoli che il tempo non si fermerà a guardare la loro fatica e la loro gloria...ma le loro glorie e loro fatiche rimaranno impresse nel tempo...e nelle nostre memorie. E un giorno quando, a dio piacendo, torneremo sulle strade della corsa rosa con figli e nipoti potremmo dire "io c'ero nel 2010" e tramanderemo la storia del Giro...che nient'altro è se non una fiaba rosa tramandata di generazione in generazione e una corsa paragonabile alla vita: salite, discese, fatica, fortuna e sfortuna, vittorie, sconfitte e una sola certezza: si parte, ma non si ripassa dal via.





PRESENTAZIONE 17a TAPPA: Insidie dietro l'angolo

La 17a tappa si svolge tutta in territorio altoatesino da Brunico a Peio Terme situata al confine tra le provincie di Trento e Bolzano. Una frazione nè eccessivamente lunga (173 km) né particolarmente aspra e disegnata apposta per tentativi da lontano. A 65 km dal traguardo infatti i ciclisti scollineranno lungo la principale asperità di giornata: il passo delle Palade, una salita lunga ben 19 km molto dura all'inizio (con un breve tratto al 16%) ma poi abbastanza pedalabile con 4 km di falsopiano intervallati a pendenze costanti sul 6-7%. Per chi dovesse tentare qui l'attacco (facile che ci sia la maglia verde Lloyd) è fondamentale trovare diversi compagni di fuga in quanto dalla cima, dopo una lunga discesa di circa 30 km, bisognerà pedalare 25 km in falsopiano prima di iniziare la salita finale di Peio Terme. Il quarto arrivo in salita di questo Giro (sui sei previsti) è sicuramente il meno impegnativo della corsa rosa ma potrebbe comunque riservare delle sorprese. Molti uomini di classifica sono infatti racchiusi in un ristretto fazzoletto di tempo e potrebbero essere ingolositi dall'eventuale abbuono (se non ci saranno fuggitivi rimasti) o dall'opportunità di staccare la maglia rosa Arroyo di qualche secondo. Se vi saranno attacchi è logico immaginarli non prima dei 3 km dall' arrivo che dovranno essere percorsi a tutta per scatenare la bagarre. I primi 6,5 km dei 9,5 previsti nella salita finale infatti sono poco più di un cavalcavia e non potranno fare la benchè minima selezione. Il discorso cambia al tornante ai meno 3 dall'arrivo dove si toccherà il 12% di pendenza e da li fino ai 500 metri finali non si scenderà più sotto il 7%. Una tappa dunque da seguire fino alla fine e che potrebbe ancora una volta regalare emozioni e sorprese prima della tre giorni decisiva.




Altimetria e planimetria


martedì 25 maggio 2010

PLAN DE CORONES: IL GARZO CHE NON TI ASPETTI

Ennesimo colpo di scena al Giro 2010: a Plan de Corones trionfa Stefano Garzelli. A dire il vero il 37enne dell'Acqua e Sapone non è una vera e propria sorpresa, ha vinto il Giro 2000 e in questi anni ha sempre lasciato la sua firma d'autore sulle strade della corsa rosa; oggi però non avremmo mai fatto il suo nome tra i favoriti alla vittoria di tappa. Basti pensare che i bookmakers lo davano 1 a 120. Per i neofiti significa che puntando un euro sul Garzo vincitore se ne vincevano 120; tanto per capirci la Nigeria campione del mondo di calcio è data alla stessa quota. Gli addetti ai lavori infatti si aspettavano Evans, Basso, Scarponi su tutti, e come outsider Vino, Nibali, Cunego. Insomma doveva essere l'ennesimo round riservato a chi punta alla generale. Invece Garzelli estrae la penna e lascia la sua firma di artista della bicicletta anche in questa edizione del Giro.

STERRATO TANTO AMATO. Stefano costruisce il suo successo negli ultimi 5 km, sullo sterrato, la parte più impegnativa. Dall'inizio fino al Passo Furcia il ritmo è buono, ma senza eccedere. Poi prima del rilevamento cronometrico rallenta: si alimenta con degli zuccheri e si riposa. Lascia calare le pulsazioni e fa respirare i muscoli per qualche secondo, come un centometrista che sa che di li a poco dovrà dare tutto se stesso. Garzelli infatti non è solo gambe, ha anche un'intelligenza acuta; sa che nel tratto più difficile ci potranno essere i distacchi maggiori e li si potrà fare quindi la differenza. Sulla strada bianca non si risparmia, la testa molto probabilmente prima della tappa gli diceva che la vittoria era impossibile, ma dentro di lui il cuore lo ha spinto in alto a prendersi il successo che aspettava e che cambia volto al suo Giro. Arrivato al traguardo si volta a guardare il tempo e capisce di essere andato forte pur sapendo che mancano ancora i Big. Nessuno lo scalzerà più però. A Plan de Corones il re è lui.
UN MINUTO AL GIORNO TOGLIE ARROYO DI TORNO. E' quello che si augurano Basso&Company. Dopo la prova straordinaria sullo Zoncolan oggi Ivan sapeva di dover limitare i danni; lo sterrato e le prove contro il tempo non sono certo il suo forte. Per lui è comunque una giornata positiva in quanto rosicchia 1'e06" alla maglia rosa , che si difende con i denti, e cede solo 28" ad un Evans che vuole giocarsi il Giro con il varesino fino a Verona. Il campione del mondo fa tesoro dei suoi trascorsi da Biker e sullo sterrato si alza sui pedali aggredendo la salita. Da sottolineare anche le buone prove di Nibali che chiude 4° a 1'e01" e Uran 7° a 1'e37". L'attesissimo Michele Scarponi è 5° a 1'e07"; non una cattiva prova, ma da questo scalatore puro ci si aspettava qualcosa di più anche se rimane in corsa per la lotta al podio. Vino barcolla, ma non molla in un tereno ostico anche per lui e alla fine è 8° a 1'e37". Deludono Cunego e Sastre. il capitano della Lampre ottimo su Grappa e Zoncolan, oggi è poco incisivo e paga 2'e10" chiudendo in 14a piazza. Sastre dimostra una volta in più di non essere quello degli anni scorsi accusando un ritardo di 2'e31" che vale il 19° posto; meglio di lui il sempre più giovane prodigio Porte 17° a 2'e17" che resta maglia bianca. La classifica si accorcia ancora con Basso che si porta in seconda posizione e fa sentire il fiato sul collo ad Arroyo che minuto dopo minuto vede ridursi il suo tesoretto guadagnato all'Aquila. Evans marca il varesino sapendo che pur senza squadra restando in scia al Leader della Liquigas potrà giocarsi le proprie carte. Il ring sarà tutto loro da qui fino a Verona: e su Mortirolo e Gavia scatterà l'attacco finale alla maglia rosa di Arroyo; riaperta quindi la caccia alla lepre. Per oggi però il regista occulto del Giro ha deciso di mandare in scena l'ennesimo colpo di scena: il protagonista assoluto è Stefano Garzelli...lui che sorpresa non è...



Ordine d'arrivo 16a tappa.



Classifica Generale.

16a Tappa: Cronoscalata Plan de Corones.

Dopo il giorno di riposo il Giro riprende con una tappa breve, ma massacrante: la cronoscalata individuale di Plan de Corones. La frazione sarà identica a quella del 2008, quando vinse Franco Pellizotti percorrendo la salita in 40'e26" con una media di 19 km/h. In questa ascesa solamente i primi 2km sono semplici, poi la salita è da incubo. Per arrivare in cima al passo Furcia, dove si trova il rilevamento cronometrico, si dovranno affrontare 3km durissimi. Come se non bastasse negli ultimi 5,3km l'asfalto lascia il posto allo sterrato, che si inerpita tra i boschi e la panoramica. Ricordiamo che fino al 18 aprile questa era una pista da sci, il che la dice lunga sulle pendenze massacranti di questa salita che in alcuni tratti arrivano al 24%. Per domare questa montagna verranno usati rapporti da mountain bike; quindi molto probabilmete anche oggi, come accaduto sullo Zoncolan, molti corridori useranno una moltiplica da 34 denti. Sarà fondamentale per gli atleti saper gestire lo sforzo nell'arco dei 19 km. In questi 40 minuti i corridori saranno soli contro il tempo e contro se stessi...dopo l'inferno dello Zoncolan non si vede ancora il purgatorio.

PREVISIONI: Questa è una delle tappe più dure del Giro 2010. Questo sforzo di 40 minuti sarà breve, ma molto intenso. Ci attendiamo gli uomini di classifica, che anche oggi dovranno cercare di recuperare il terreno perso all'Aquila. La salita molto ripida, potrebbe favorire scalatori puri come Scarponi, ma attendiamoci molto probabilmente un'altro duello Evans-Basso, dopo il primo round sullo Zoncolan. La prova potrebbe favorire anche chi è abituato a fare bene nelle prove contro il tempo. Come sempre molte sono le variabili che potrebbero influenzare la tappa: per esempio il fatto che questa cronoscalata si corre dopo il giorno di riposo. Per alcuni potrebbe essere un vantaggio, per altri un momento critico. L'unica cosa certa è che in una salita tremenda come questa non basteranno le gambe; ci vorrà anche tanta testa.



Altimetria.

domenica 23 maggio 2010

BASSO Re dello Zoncolan

La montagna più dura incorona sempre lo scalatore più forte. E' questa semplice ma preziosa considerazione che il monte Zoncolan, la salita più impegnativa d'Europa (10 km al 12% di pendenza media), ha decretato al termine della quindicesima tappa. Lo scalatore in questione è Ivan Basso, il quale, dopo quattro lunghi anni di digiuno, torna a gioire al Giro nello stesso giorno in cui si dimostra essere l'uomo da battere per tutti i pretendenti al trono di Verona. La vittoria di Ivan è netta, disarmante per i suoi avversari, i quali uno dopo l'altro si sono accodati alla locomotiva verde, staccandosi uno a uno, in maniera lenta ma inesorabile dalla sua micidiale ruota. La tappa di oggi prevedeva altri 3 gpm tra cui il temibile passo Duron prima dell'arrivo ma, com'era prevedibile, tutto si sarebbe giocato alla fine in quei 10 km di inferno, duri, impossibili ma anche giudici incontestabili del valore di ogni ciclista. Il primo a sfidare lo Zoncolan è stato Scarponi:determinato e impavido il marchigiano è scattato ai meno 7 dall'arrivo: un accelerata più che uno scatto viste le pendenze impossibili che impediscono di fare selezione se non da dietro. Difatti sin da subito mollano Arroyo (un regno destinato a durare breve il suo) Sastre (già in difficoltà sul Duron) e Nibali (stanco per lo sforzo di ieri). Vinokourov e Cunego non provano a forzare, sono entrambi esperti per sapersi dosare ma anche consci di non poter competere in un arrivo del genere. Pinotti invece, dimostra di tenere particolarmente a far bene in questo Giro ma capisce ben presto di non poter tenere la ruota di Scarponi a cui si accodano i soli Basso ed Evans. Anche lo scalatore marchigiano è costretto però ad alzare bandiera bianca dopo un km, quando preferisce non rispondere a un allungo di Basso, cosa che invece riesce all'australiano della BMC. Forse Evans, favorito alla vigilia del Giro, sapeva già di essere oltre i suoi limiti in quei momenti ma non vi ha dato importanza. Il giudice Zoncolan, inflessibile, ha voluto fargliela pagare caro: a 4 km dall'arrivo Cadel perde improvvisamente 1, 2, 5, 10 metri...il suo motore si sta ingolfando e comincia a perdere potenza. E' nel corso di un km, dai meno 4 ai meno 3 dall'arrivo che il Giro di Evans potrebbe essere sfumato. Il campione del mondo lascia infatti qualcosa come 30'' a Basso, prima di riprendersi trovando un buon passo fino all'arrivo. Ivan invece rimane sempre sul sellino: il suo stile è quello del perfezionista attento solo a rispettare la tabella di marcia. Una tabella in crescendo visto che nel finale il varesino da tutto ultimando la salita in poco più di quaranta minuti. Evans perde ancora ma limita i danni con 1'19'' di ritardo precedendo Scarponi (bravo a dosare lo sforzo) di appena 11''. Quarto posto per un ottimo Damiano Cunego che giunge a 1'58'' da Basso rifilando 28'' a Vinokourov. Dopo il kazako giunge Sastre, il quale ha recuperato strada facendo diverse posizioni chiudendo a 2'44'' di ritardo. Nibali e Pinotti cedono invece rispettivamente 3'07'' e 3'20'' da Basso ma non escono sconfitti così come la maglia rosa Arroyo che cede 3'50'' ma continuerà a tenere la maglia ancora per qualche giorno. Bravissimo Richie Porte giunto a 5'46'' il quale mantiene la maglia bianca e il secondo posto nella generale nonostante, ricordiamo, sia solo al primo anno di professionismo.
Crisi nera invece per due uomini fino ad oggi tra i primi dieci: Wiggins e Tondo Volpini i quali giungono con 25' di ritardo in compagnia dei velocisti. La generale ovviamente viene sconvolta con Ivan Basso ora terzo in classifica a 3'33'' da Arroyo che risale di ben 8 posizioni. Il varesino da qui alla fine del Giro potrà gestire 48'' di vantaggio su Sastre, 1'10'' su Evans, 2'35'' su Nibali e 3' su Scarponi.

Nibali trionfa ad Asolo, il Grappa scalda la corsa rosa

E' un Giro d'Italia scoppiettante! La prima vera salita della corsa rosa: il Monte Grappa (non c'è ne voglia il Terminillo) fa esplodere finalmente la bagarre tra gli uomini di classifica. Ma andiamo con ordine: Dopo 35 km da Ferrara, al terzo tentativo, arriva la vera fuga di giornata della quale fanno parte anche Bonnet, il bresciano Bisolti, Cummings e Pozzato, il campione vicentino deciso a ben figurare sulle strade di casa. Alle pendici del Grappa i fuggitivi hanno però solo 2'40'' di vantaggio sul gruppo maglia rosa tirato dagli uomini della Lampre e della Liquigas, un margine troppo esiguo per sperare di superare indenni i 19 km di salita del gigante veneto. Sin dalle prime rampe il ritmo è molto alto e la maglia rosa ne fa subito le spese ma non naufraga grazie all'aiuto del gregario Sorensen, "l'eroe del Terminillo" oggi sacrificato come scudiero del giovane capitano. A sorpresa si stacca presto anche Stefano Garzelli per il quale da domani inizierà un nuovo Giro, senza ambizioni di classifica. Il primo vero attacco è di Wiggins, il cui allungo, più che per fare male agli avversari, sembra adatto solo a verificare le proprie condizioni in attesa del Tour. A 7 km dal Gpm sul tratto più duro al 14%, Nibali (VEDI FOTO) decide di rompere gli indugi: è uno scatto che fa male a molti ma non a Basso, Scarponi ed Evans, che si accodano allo Squalo tentando di guadagnare terreno su Arroyo, il più pericoloso in classifica e su Carlos Sastre. Il capitano della Liquigas Basso comincia uno strepitoso forcing che condurrà i quattro a scollinare sul Grappa con circa un minuto su Vinokourov e Sastre, Cunego soffre ma non molla poco dietro mentre la maglia rosa transita con circa 4'30'' di ritardo. Al traguardo mancano ancora 40 km dei quali 25 sono in discesa: è l'occasione giusta per Nibali, il quale, nel 2002 aveva già staccato tutti nella discesa del Grappa vincendo il campionato italiano juniores proprio ad Asolo. Lo squalo allunga sui compagni di fuga e fa lo stesso Vinokourov su Sastre, da sempre in difficoltà in discesa, il quale sarà presto ripreso da un gruppo comprendente Cunego, Wiggins, Pinotti e Arroyo. Nell'ultimo tratto di pianura Nibali può gestire una quarantina di secondi sui 3 inseguitori mentre il gruppo Sastre-Arroyo recupera progressivamente. Lo squalo stringe i denti e conquista meritatamente la prima vittoria al Giro, dimostrandosi corridore completo in grado di fare la differenza in discesa e in salita difendendosi in pianura. Secondo Basso a 23'', bravo a non staccarsi in discesa e a regolare Scarponi ed Evans, il quale giunge sul traguardo molto provato non riuscendo a sprintare. Vinokourov chiude quinto a 1'34'' mentre il gruppo successivo, quello della nuova maglia rosa:il trentenne castigliano David Arroyo, perde solo 2'25''. Richie Porte giunge invece a 4'46'', un ritardo, accumulato tutto in salita, che lo costringerà presumibilmente a uscire di classifica nelle prossime tappe.

venerdì 21 maggio 2010

Un romagnolo trionfa nella città del Pirata, il suo nome è Manuel Belletti


E' finita come si aspettava tutta Cesenatico, che si è ritrovata oggi a salutare la vittoria di un suo concittadino:il 24enne Manuel Belletti della Colnago, nel giorno dedicato al suo concittadino più celebre: il leggendario Marco Pantani. Un successo fortemente voluto quello dal corridore di casa (abita ad appena 5 km dall'arrivo) ottenuto soffrendo e con grande voglia di rivincita sulla malasorte. Una caduta nella tappa del Terminillo infatti aveva causato un forte dolore al ginocchio di Belletti, il quale però ci teneva troppo a far bella figura nella sua città per ritirarsi anzitempo. Così nel giorno della verità, il corridore romagnolo riesce ad entrare nella fuga giusta assieme ad altri 16 corridori tra i quali il combattivo Bertogliati, Marzano e il gregario di Vinokourov Grivko. Il gruppo lascia ampia libertà come sempre venendo però sorpreso dall'allungo di un uomo da classifica, il russo Karpets che a 70km dall'arrivo scatta sulla salita del Perticara. E'un tentativo rischioso ma efficace in quanto all'arrivo saranno 2'25'' recuperati al gruppo dei migliori. Durante lo scollinamento del secondo gpm non vi sono attacchi ne tra i fuggitivi ne tra i big. Si arriva dunque alla volatona con Lewis della Columbia che prova ad anticipare tutti con un allungo deciso. "L'avevo data per persa" confesserà Belletti all'arrivo ma Lewis metro dopo metro perde potenza mentre Manuel, con l'aiuto dei suoi tifosi, recupera sempre di più fino a saltare l'avversario tagliando il traguardo a braccia alzate. "E'il giorno più bello della mia vita" esclama piangendo Manuel, il quale, oggi è riuscito a vincere il suo Giro tra gli applausi di parenti ed amici e lo sguardo sorridente di chi non c'è più: quel Pirata di cui Belletti, come molti di noi, era tifoso fin da bambino.

PRESENTAZIONE 13a TAPPA: Da Leopardi al Pirata

La giornata che conduce dal paese della letteratura a quello del ciclismo per eccellenza si apre con una buona notizia: pace fatta tra Evans e Righi: “ci dispiace per quello che è successo è un gesto non bello, però vi sono dei frangenti dove il nervosismo porta a questo. Ma come sempre succede il giorno dopo siamo tutti amici” ha dichiarato il ciclista senese. Prima della partenza odierna anche Michele Scarponi, uno dei più in forma finora, ha rilasciato un'intervista: in essa il marchigiano ha scoperto definitivamente le sue carte affermando di puntare al podio a Verona. Ci aspetteremo dunque molti attacchi nelle prossime frazioni e perchè no anche nella tappa di oggi, sulla carta un percorso che non dovrebbe fare selezione ma che rispetto a ieri, dove i big hanno rifilato 10'' alla maglia rosa, è sicuramente più impegnativo. Dopo la partenza da Porto Recanati la carovana risalirà la riviera adriatica fino a Rimini: un tratto che dovrebbe riservarsi finalmente soleggiato offrendo così ai ciclisti uno dei pochi momenti vacanzieri all'interno di questo complicatissimo Giro. A 70 km dall'arrivo ci sarà la prima delle due asperità di giornata: la salita di Perticara dove sarà affrontato un tratto di 400m di lastricato con pendenza dell' 8%. A circa 50 km dall'arrivo è previsto invece un vero è proprio muro: il Barbotto, 4,5 km da pedalare in apnea con pendenze massime del 15%. Se non fosse così lontano dal traguardo sarebbe il trampolino ideale di lancio per molti ciclisti ma, secondo le nostre previsioni, a meno di crisi clamorose, la maglia rosa dovrebbe riuscire a tenere il passo dei migliori. Dopo una lunga discesa complicata da parecchie curve la strada condurrà i ciclisti verso la città del pirata: Cesenatico. Solo per onorare la memoria di Marco Pantani, a cui la tappa è dedicata a 6 anni dalla scomparsa e a 12 dalla storica e indimenticata doppietta Giro-Tour, il finale di tappa dovrebbe essere scintillante e premiare qualche attaccante di giornata. Che sia blasonato o meno, poco importa, oggi nel giorno del ricordo di Marco, vincerà comunque il ciclismo, quello che sapeva far esplodere la passione sportiva e rendere avvincente ogni km percorso proprio come sta succedendo finora nella 93esima edizione della corsa rosa.

giovedì 20 maggio 2010

FINALMENTE UN'ITALIANO: PIPPO ALTA TENSIONE

All'indomani della fuga bidone e del terremoto in classifica generale, è iniziato un'altro Giro d'Italia: soprattutto per i corridori italiani. Sono proprio loro che nella 12a tappa battono un colpo e dicono: presenti! Il campione italiano Filippo Pozzato si impone in volata a Porto Recanati e libera il Giro 2010 dall'incantesimo della vittoria straniera; questo infatti è il primo succeso tricolore al Giro in ben 12 frazioni: un record. Con la vittoria di Pozzato il team Katyusha festeggia la seconda vittoria in questa corsa rosa dopo il successo nella frazione di ieri del russo Petrov. L'elemento però più importante di giornata sta nell'azione che ha contraddistinto l'ultima parte della corsa, dove gli uomini di classifica con orgoglio e coraggio hanno dimostrato di voler cercare di far saltare il banco del Giro di qui in avanti.

"TAPPA PER VELOCISTI". Quella di oggi doveva essere l'ultima ghiotta occasione per gli sprinter per cercare l'arrivo in volata; invece come spesso è accaduto in questa edizione il Giro ci ha riservato l'ennesima sorpresa. Frazione regolare nei primi km: parte una fuga, ma il gruppo sembra aver imparato la lezione del giorno precedente e tiene a bada i fuggitivi. Sono le squadre dei velocisti, Garmin e HTC su tutte, a tenere a bada gli attaccanti di giornata per poter giocarsi la vittoria finale sull'ampio rettilineo finale di Porto Recanati. Tutto procede secondo copione fino all'unica piccola asperità di giornata posta a Potenza Picena; 180 metri sul livello del mare. In questo tratto è Garzelli ad aprire le danze con un allungo dei suoi. Lo seguono prontamente: Scarponi, Nibali, Vino, Basso, Cunego e si inseriscono nella fuga anche finisseur di calibro come Pozzato e Voeckler. Il campione del mondo Evans rimane nel gruppo.

L'ABITO NON FA IL MONACO.I fuggitivi prendono un buon margine: sono determinati e si danno cambi regolari, mentre dietro in gruppo non c'è un'accordo per procedere all'inseguimento e ne approfittano gli uomini Liquigas e Lampre che si portano in testa al gruppo numerose volte per cercare di rompere i cambi e favorire i capitani in fuga. Nel ciclismo questo si fa da che mondo è mondo e i gregari dei Big dimostrano di saper fare bene il loro mestiere utilizzando queste tattiche astute. Lo capiscono tutti tranne che il CAMPIONE DEL MONDO: il signor Cadel Evans. L'australiano rimasto solo (i suoi compagni di squadra facevano fatica a tenere le ruote del gruppo) si rende conto che i suoi rivali stanno prendendo un buon margine e perde la testa prendendosela con i gregari che svolgono il loro onesto lavoro arrivando alle mani con Righi e Mazzanti. Evans non arriva ai pugni, ma viene letteralmetne alle mani contro gli uomini Lampre che a loro volte cercano di difendersi dopo l'aggressione subita. A fine gara Evans, che da campione del mondo dovrebbe dare l'esempio, verrà condannato a pagare una multa. Come a dire chi ne ha può permettersi di pagare i propri errori col denaro. Forse non fosse stato un protagonista del Giro e uno dei più forti corridori a livello internazionale l'avrebbe pagata più cara, magari con l'esclusione, riservata anni fa a corridori "normali" che si erano improvvisati pugili in gruppo. La giuria invece pensa che "The show must go on" e non può perdere uno dei suoi più attesi protagonisti, quindi dopo aver riammesso in corsa ieri 41 corridori arrivati fuori tempo massimo oggi utilizza lo stesso metro permissivo per un gesto di violenza in gruppo. Anni fa il ciclismo era fatto di uomini prima che corridori, anzi di gentiluomini, a cui saltavano i nervi certo, ma che tenevano bene a mente che il gioco di mani è gioco da villani. Per questo il ciclismo era uno sport per Gentiluomini.

CARPE DIEM. Negli ultimi km il gruppo si organizza, ma i fuggitivi si difendono bene e riescono ad arrivare all'ultimo km con 7" di vantaggio. Ai meno 500 scatta Vino che ci prova con una sparata; a ruota lo segue Nibali. Impossibile però involarsi per i due, Pozzato capisce che è la sua occasione e la sfrutta nel migliore dei modi. Fa valere la sua maggior esplosività e velocità e dopo aver tenuto la ruota dei Big sullo strappo di Potenza e aver collaborato in fuga, porta a casa una vittoria di tappa importantissima per lui dopo un inizio di stagione sfortunato come ricorda il vicentino:"Una vittoria che aspettavo da tempo. Finora è stata una stagione così così, sono veramente contento. Avevo bisogno di questa vittoria". Il gruppo arriva a 10" di ritardo. I Big (a parte Evans) guadagnano pochi secondi certo, ma con il loro orgoglio ferito dimostrano di avere l'intenzione di accendere il finale di Giro per potersi giocare le proprie possibilità di vittoria. Da qui a Verona c'è il percorso adatto per poter attaccare e con questa interpretazione di corsa ci potrebbe essere un'altro terremoto in classifica.


GIRO 1954: La favola rosa di Carlo Clerici


La tappa di ieri ha fatto rinvenire alla mente, soprattutto agli appassionati più anziani, la favola di Carlo Clerici che proprio all'Aquila il 27 maggio del '54, indossò la maglia rosa al termine di una fuga incredibile. Anche allora, come oggi, il gruppo viveva di un dualismo; se la sfida odierna annunciata è tra Evans e Vinokourov, allora il Giro sembrava una lotta tra l'elvetico Hugo Koblet e il grande Fausto Coppi. La sesta frazione di quell'anno portava da Napoli all'Aquila un percorso ondulato ideale per una sfida tra i grandi. Eppure, nell'indifferenza più totale, partì una fuga di 5 corridori tra cui l'italo-svizzero Carlo Clerici, allora 24enne. Nonostante Clerici fosse compagno di Koblet fu proprio il direttore della loro squadra (la Condor), il leggendario Learco Guerra, a incitare Carlo durante il suo eroico tentativo. Talmente eccitato e conscio della grande occasione avuta, Clerici non lasciò neppure la tappa al compagno di fuga Assirelli conquistando tutto: vittoria e maglia rosa. Il gruppo imprudente transitò con ben 34' di ritardo. Ciò nonostante ben pochi pensarono che il buon Clerici potesse impensierire i favoriti per la vittoria finale, in un Giro (il più lungo della storia con i suoi 4337 km totali) che prevedeva proprio come quest'anno numerose salite terribili. Eppure Clerici corse con intelligenza centellinando le energie e arrivando ai piedi delle Alpi con un vantaggio pressoché inalterato. Coppi quell'anno non brillò viste le delicate vicende personali che lo colpirono in quei mesi (il divorzio causato dalla relazione con la famosa Dama Bianca) e riuscì a portare a casa solo la maglia di miglior scalatore. Koblet invece, capito ormai che c'era poco da fare, aiutò il suo gregario divenuto capitano a non staccarsi in salita. La penultima tappa sorrise ancora a Clerici, il quale approfittò di uno degli episodi più clamorosi che il ciclismo ricordi: lo sciopero del Bernina. Il gruppo, per un contenzioso economico con gli organizzatori della corsa, inscenò una clamorosa protesta: scalò la durissima salita ad un andatura turistica consegnando di fatto il Giro ad un incredulo Clerici. Se l'episodio accaduto nel 1954 può essere paragonato a questa prima parte di Giro sicuramente a qualcuno può venire più di un grattacapo. Possibile che con una fuga da lontano si possa vincere una corsa lunga come il Giro d'Italia? E' quello che cercheremo di capire nei prossimi giorni anche se la maglia rosa di Porte oltre a venti minuti di vantaggio in meno rispetto a Clerici dovrebbe sperare in qualche altra situazione favorevole per fare sua la corsa. Ci credete in uno sciopero del gruppo sul Gavia o sul Mortirolo? Noi non lo crediamo possibile, ma mettiamo in guardia chi vuole vincere la corsa: non sottovalutate Porte!
(tratto liberamente da sportvintage.it)

mercoledì 19 maggio 2010

12a Tappa: Citta Sant'Angelo - Porto Recanati.

Dopo il terremoto in classifica avventuto nell'undicesima tappa, il Giro prosegue con la dodicesima frazione che sembra adatta ai velocisti. Due debutti al Giro in quanto per la prima volta Città Sant'Angelo ospiterà una partenza di tappa, e Porto Recanati debutterà come arrivo della corsa rosa. La 12a frazione risale lungo la costa adriatica da sud verso nord, e misura 206km. Si arriva a Civitanova, poi si svolta a sinistra direzione Appennini, e a Macerata il gruppo dovrà affrontare delle salitelle poco impegnative. E' presente però un GPM proprio a Macerata dopo un'ascesa di 5km al 3,7%medio. Dopo 176km di corsa si passa sotto la linea del traguardo e si inizia un circuito finale lungo 30km che presenta anche uno strappetto che non dovrebbe comunque mettere in difficoltà agli sprinter. Dopo lo strappo di Potenza Picena si va giù in discesa rapidamente fino ad arrivare su un rettilineo bellissimo che porta al traguardo. Oggi non si scappa: giornata per ruote veloci.

PREVISONI: A seguito della figuraccia fatta nel pronostico di ieri, e vista l'imprevedibilità del Giro di quest'anno resta difficile fare pronostici. Sembra però impensabile una fuga in una tappa del genere, anche perchè il gruppo dovrebbe aver imparato la lezione. Noi quindi ci aspettiamo arrivo a ranghi compatti e volata finale. Farrar chiaramente favorito su tutti, ma attenzione perchè l'HTC cercherà di vincere con Goss o Greipel...occhio anche a Sabatini della Liquigas che c'è sempre e i vari Weylands e Hondo. Giornata che sembra quindi destinata ai velocisti; meteo e pazzia del gruppo permettendo.

Planimetria e Altimetria.