FRASE CELEBRE

"Il ciclismo mi mancherà certo, ma anche io, ne sono convinto, mancherò al ciclismo".

Marco Pantani


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sabato 30 ottobre 2010

Ranking UCI: Joaquim Rodriguez re dell'UCI World Ranking

La stagione 2010 è terminata ed ora è tempo di bilanci. Lo è in primo luogo per l'UCI, che ha presentato dopo il termine delle ultime corse, le canoniche classifiche di fine anno delle varie categorie. Dalla più prestigiosa: World ranking, al Continental ranking diviso in una categoria per ogni continente: Europa, Asia, Africa, Oceania e America. Classifiche non amatissime dagli appassionati, e per questo motivo poco seguite e dal valore inferiore alla precedente Coppa del mondo. Il sistema Pro Tour per l'assegnazione dei punteggi appare infatti iniquo e squilibrato; tende a favorire le corse da un giorno rispetto ai seguitissimi grandi giri e favorisce i piazzamenti piuttosto che le vittorie. Quindi parola d'ordine: COSTANZA.

Il corridore a vincere la classifica mondiale è stato, manco a dirlo, uno spagnolo. Joaquim Rodriguez del team russo Katusha, si è piazzato al primo posto della graduatoria conquistando 551 punti totali. JRO ha certamente fatto della costanza la sua arma principale, cogliendo numerosissimi e prestigiosi piazzamenti, una vittoria in un breve giro a tappe e due vittoria di giornata. Nel suo palmares 2010 spiccano:  la vittoria alla Vuelta di Catalunia, una tappa al Giro dei Paesi Baschi, una vittoria di tappa alla Vuelta, l'8° posto finale al Tour de France e il 4° alla Vuelta. Certamente il suo netto miglioramento nei grandi giri gli è servito da trampolino di lancio verso questo prestigioso successo. Nonostante c'è chi sulla carta ha vinto corse ben più prestigiose, la sua regolarità durante l'anno lo ha portato al gradino più alto del mondo; secondo l'UCI. Il suo manager Tchmil lo definisce il ciclista più forte al mondo tra i viventi. Ogni scarrafone è bello a mamma sua. JRO è sempre stato però davanti nel 2010, tra i protagonisti, certamente un premio alla regolarità.
Al secondo posto della classifica ecco Alberto Contador con 482 punti, in attesa però di giudizio. Alberto ha raccolto buona parte dei punti in terra francese tra Parigi-Nizza, Delfinato e Tour de France. Dovesse però venire squalificato per doping allora addio terzo Tour e addio secondo posto del ranking UCI.
Al terzo posto trovaimo Philippe Gilbert, con 452 punti. Il belga grazie ai succesi all'Amstel e al Lombardia, oltre che alle due tappe alla Vuelta, si è dimostrato il corridore più forte nelle corse da un giorno. Senza contare che vanta ancora ampi margini di miglioramento. In caso di squlifica di Contador al terzo gradino del podio salirebbe Luis Leon Sanchez, attivo fin dal mese di gennaio al Tour Down Under e molto miglorato nei grandi giri a tappa: 11° al Tour e 10° alla Vuelta.
Primo degli italiani in 6a piazza troviamo Vincenzo Nibali. Il messinese autore di un 2010 favoloso, ha ottenuto 390 punti, accantonati per di più nei grandi giri di tre settimane. Scendendo al 12° posto troviamo Michele Scarponi e solo al 21° il vincitore del Giro D'Italia Ivan Basso

Il suo successo nella corsa rosa va al di la di ogni numero o classifica, in una graduatoria che lascia il Giro ai margini con una valutazione ridicola in termini di punti. Per far crollare la favola della classifica UCI basta far notare che al 9° posto troviamo il canadese Hesjedal, buon corridore, che nel 2010 ha vinto 0 corse. Ivan Basso come detto, re del Giro e dello Zoncolan, è 12 posizioni più indietro con 100 punti circa di differenza. 
Per fortuna il ciclismo non è fatto di numeri, ma ai palazzi del potere piace pensare che sia così, piace pensare di avere la situazione sotto controllo e di poter riassumere la stagione con tabelle, grafici e numeri. A questo punto molto meglio il Velo d'Or.


1Bandiera della Spagna Joaquin Rodríguez551
2Bandiera della Spagna Alberto Contador482
3Bandiera del Belgio Philippe Gilbert437
4Bandiera della Spagna Luis León Sánchez403
5Bandiera dell'Australia Cadel Evans390
6Bandiera dell'Italia Vincenzo Nibali390
7Bandiera dei Paesi Bassi Robert Gesink369
8Bandiera del Canada Ryder Hesjedal307
9Bandiera degli Stati Uniti Tyler Farrar306
10Bandiera della Spagna Samuel Sánchez301

domenica 24 ottobre 2010

Alla Japan Cup l'irlandese Martin chiude la stagione

Nella terra del Sol levante si è chiusa la stagione ciclistica 2010. Se il Giro di Lombardia ha chiuso il calendatio Pro Tour, quello delle corse più prestigiose, è stata invece la Japan Cup a mettere definitivamente la parola fine alle battaglie ciclistiche di questo intenso 2010. Sebbene le speranze del ciclismo con gli occhi a mandorla fossero molto alte, ha trionfato l'irlandese Daniel Martin (Garmin), che ha chiuso un anno magico per il suo lancio definitivo nel ciclismo che conta. Ha aggiunto infatti la corsa nipponica al successo al Giro di Polonia e all'acuto nelle Tre Valli Varesine, oltre a diversi altri piazzamenti convincenti e prestigiosi. Alle sue spalle si sono piazzati Peter McDonald (Drapac Porsche) e il giapponese Yusuke Hatanaka (Shimano Racing), che ha riportato un podio alla propria nazione che non si registrava dal lontano 1997. Il tanto atteso Yukiha Arashiro (Bbox - Bouygues Telecom), ha chiouso la corsa al 9° posto, evidentemente provato dall'intensa annata che lo ha visto al via di Giro e Tour. Primo delgi italiani Luca Mazzanti (Katusha), 10° classificato. 

La Japan Cup mette dunque la parola FINE alla stagione 2010: intensa e ricca di dolci sorprese e cocenti delusioni; pronta a finire negli archivi di storia. Niente paura però, nessun titolo di coda. La stagione 2011 sarà presto in tutte le sale...

Presentazione Giro d'Italia 2011

Il Giro d'Italia 2011 ha visto la luce ieri pomeriggio, nello sfarzoso e prestigioso teatro Carignano di Torino. Ha aperto gli occhi dopo essere stato svezzato dal proprio padre, Angelo Zomegnan ed è stato subito abbracciato e coccolato dalla prosperosa madre di tutti i Giri d'Italia: la Gazzatta della sport. Ha visto la luce e si è fatto ammitare dalla folla, dai tanti presenti: ciclisti, giornalisti, addetti ai lavori e appassionati di ciclismo. E' stato scrupolosamente pesato e visitato dai "medici" presenti, e i dati sono incoraggianti e positivi: 3496 km di "peso" per 21 intense tappe da vivere nel maggio 2010, con 7 arrivi in salita e una cronoscalata. Non c'è che dire un bamnino prodigio sulla carta. Pardon bambina: come da tradizione il nastro da esporre,  per il gradito arrivo, sarà di colore rosa.

Ci sarà da aspettare ancora qualche mese prima di viverlo intensamente a maggio 2011, ma l'attesa come sempre darà ancor più facino all'evento che da cento anni attraversa l'Italia ogni primavera. Questa edizione della corsa rosà celebrerà i 150 anni dell'unità d'Italia e per questa ragione il percorso toccherà località molto significative nella storia italiana e porterà la carovana dal tacco alla punta dello stivale. Certo non manca uno sconfinamento in Austria e qualche trasferimento che farà discutere, ma questo Giro 2011 sulla carta sembra mettere d'accordo tutti appassionati e corridori: sarà una corsa dura.

 La 94a edizione della corsa rosa partirà  il 7 maggio da Torino con una cronosquadre di 21,5 km e arriverà a Milano il 29 maggio con una cronometro individuale di 32 km. Nel mezzo tanta salita, pochi arrivi allo sprint,  46 km totali di crono individuale (di cui 13 di scalata) e molte occasioni per i cacciatori di tappe. Anche quest'anno un Giro che si vincerà in salita, con sudore e fatica, come voglio i tanti tifosi. Sulla carta, dopo lo spettacolare Giro 2010 che ha visto la rinascita di Ivan Basso, c'è tutto il necessario per replicare la scorsa indimenticabile edizione.


Sabato 7 maggio : Tappa 1, Venaria Reale - Torino; 21,5 km (Cronosquadre)


Domenica 8 Maggio: Tappa 2, Alba - Parma: 242 km


Lunedì 9 maggio: Tappa 3, Reggio Emilia - Rapallo; 178 km


Martedì 10 maggio: Tappa 4, Quarto dei Mille – Livorno; 208 km


Mercoledì 11 maggio: Tappa 5, Piombino - Orvieto; 201 km


Giovedì 12 maggio: Tappa 6, Orvieto - Fiuggi Terme; 195 km


Venerdì 13 maggio: Tappa 7, Maddaloni – Montevergine di Mercogliano; 100 km


Sabato 14 maggio: Tappa 8, Sapri – Tropea; 214 km


Domenica 15 maggio : Tappa 9, Messina – Etna; 159 km


Lunedì 16 maggio : Riposo e Trasferimento

Martedì 17 maggio: Tappa 10, Termoli - Teramo; 156 km


Mercoledì 18 maggio : Tappa 11, Tortoreto Lido – Castelfidardo, 160 km


Giovedì 19 maggio : Tappa 12, Castelfidardo – Ravenna, 171 km


Venerdì 20 maggio : Tappa 13, Spilimbergo - Grossglockner, 159 km


Sabato 21 maggio : Tappa 14, Lienz – Monte Zoncolan, 210 km


Domenica 22 maggio : Tappa 15, Conegliano - Gardeccia Val di Fassa, 230 km


Lunedì 23 maggio : Riposo

Martedì 24 maggio : Tappa 16, Belluno – Nevegal, 12,7 km (Cronoscalata individuale)


Mercoledì 25 maggio : Tappa 17, Feltre – Sondrio, 246 km


Giovedì 26 maggio : Tappa 18, Morbegno – San Pellegrino Terme, 147 km


Venerdì 27 maggio : Tappa 19, Bergamo – Macugnana, 211 km


Sabato 28 maggio : Tappa 20, Verbania – Sestrière, 242 km

Domenica 29 maggio : Tappa 21, Milano – Milano, 32,8 km (ITT)

Tutti contenti quindi per questo neonato Giro d'Italia 2011 che la prossima primavera attraverserà l'Italia per l'ennesima volta, celebrando i 150 dell'unità del paese. C'è da aspettare che impari a  camminare e a reggersi con le proprie gambe, ma come tutti i neonati porta con se sogni e speranze. Chi se lo giocheranno: Nibali e Scarponi? E Riccò e Di Luca ci saranno? Ivan Basso difenderà la rosa o preparerà solo il Tour? E gli stranieri?
Non mettiamogli pressioni, lasciamolo crescere, da grande questo Giro 2011 sarà ciò che vorrà. e vedremo se sarà duro, combattuto e avvincente come tutti se lo aspettano. Intanto c'è un bel fiocco rosa da appendere, come si fa da 102 anni a questa parte: perchè il Giro rinasce ogni anno.

















venerdì 22 ottobre 2010

PELLIZOTTI RIABILITATO, ORA CHIEDE I DANNI ALL'UCI


Che Franco Pellizotti fosse innocente lo speravano in tanti, l'ufficialità è arrivata ieri, 21 ottobre, dal Tribunale Nazionale Antidoping che lo ha scagionato per carenza di prove. Tutto era iniziato il 3 maggio quando l'Uci aveva fermato il delfino di Bibione per irregolarità riscontrate nel passaporto biologico risalenti a novembre 2008 e a luglio 2009 prima del Tour che lo vide sfilare a Parigi come maglia a pois. Valori che sono risultati frutto del caso più che di un malandrino sotterfugio per vincere in maniera irregolare. Del resto Pellizotti si era subito dichiarato incredulo al momento della comunicazione ricevuta a pochi giorni dall'inizio di un Giro d'Italia che l'avrebbe visto tra i protagonisti e che invece ha lanciato in ottica mondiale il talento del suo sostituto Vincenzo Nibali. I legali del friulano hanno ribadito che su 22 campioni ematici erano emersi appena 2 valori irregolari, valori che Franco ha sempre definito compresi nei parametri massimi che l'Uci stessa aveva stabilito. Nonostante la richiesta della procura fosse stata di 2 anni di squalifica il tribunale ha decretato: il “mancato raggiungimento di una probabilità di colpevolezza sufficientemente elevata". Dopo la tanto agognata sentenza Pellizotti ha dichiarato: “Sono molto soddisfatto e non potrebbe essere diversamente, dopo questa assoluzione. Certo, ho buttato una stagione e ora chiederemo i danni all'Unione Ciclistica Internazionale"
Un provvedimento questo che riflette la volontà di un atleta non più giovanissimo (33 anni in gennaio), che sa di aver perso una stagione importante e vuole un risarcimento che alla luce dei verdetti giudiziari sembra sacrosanto e giustamente punitivo nei confronti di un organizzazione, l'Uci, che sta dimostrando di avere poco chiaro il concetto di “pulizia da doping”.

martedì 19 ottobre 2010

SVELATO IL TOUR 2011: C'E' SCHLECK E NON CONTADOR



Alla presentazione ufficale della Grande Boucle 2011, tenutasi oggi a Parigi era assente il protagonista più atteso e discusso di questi giorni: il detentore Alberto Contador ancora alle prese con la nota vicenda doping che rischia di privare il ciclismo moderno di uno dei suoi protagonisti più forti e popolari. Sia noi dello staff che il direttore della corsa Prudhomme ci auspichiamo di non dover aspettare troppo per avere un verdetto ufficiale dall'UCI che ci darebbe finalmente delle risposte sulla vicenda. Nel frattempo l'annunciato successore dello spagnolo nei prossimi anni, il lussemburghese Andy Schleck, ha fatto gli onori di casa guardando con aria sorniona il percorso di quest'anno (VEDI FOTO), immaginandosi un finale diverso rispetto all'edizione 2010.


DOPO I PIRENEI LE ALPI!

A distanza di una sola edizione nel luglio 2011 si festeggerà il centenario anche del primo passaggio sulle Alpi quando i corridori coprirono 366 km da Chamonix a Grenoble attraverso i passaggi su Aravis, Telegraphe, Lautaret e Galibier. Quest'ultima salita mitica verrà riproposta in questa edizione commemorativa e sarà, insieme all' Alpe d'Huez, la sede dei due arrivi in salita previsti sulle Alpi. Omaggio anche per i 150 anni dell' Unità d'Italia con il nostro paese che sarà sede dell'unico sconfinamento previsto con arrivo a Pinerolo. Per quanto riguarda le cronometro esse influiranno davvero poco nella lotta alla maglia gialla. La prima prova contro il tempo è infatti una cronosquadre mentre la crono vera e propria oltre la lunghezza ridotta, 41 km, sarà disputata in un percorso molto frastagliato con partenza e arrivo a Grenoble. L'edizione 2011 si annuncia dunque come un duello tra scalatori con 4 arrivi in salita altre 2 tappe di alta montagna e una molto insidiosa attraverso il massiccio centrale. Novità significative riguarderanno la maglia verde e quella a pois. Entrambi i provvedimenti vogliono far si che la lotta alle maglie sia decisamente più accanita e i velocisti avranno finalmente l'occasione di mettersi alla prova giornalmente. Oltre al vincitore di tappa infatti si aggiudicherà 20 punti anche il primo a transitare lungo un passaggio intermedio prestabilito. Più spettacolare sarà anche la battaglia per la maglia a pois con i punti assegnati che verranno raddoppiati ai primi 4 classificati in occasione dei 4 arrivi in salita previsti. Se da una parte queste novità ci entusiasmano dall'altra vi segnaliamo con malinconia la conferma della decisione di non assegnare abbuoni cronometrici al termine degli arrivi. Una provvedimento questo, che potrebbe limitare lo spettacolo offerto dai big negli ultimi km, come successe lo scorso luglio in occasione del "patto" del Tourmalet....


ECCO A VOI IL CALENDARIO DEL TOUR 2011:


2 luglio: 1/a tappe Passage du Gois - Mont des Alouettes, 191 km

3 luglio: 2/a tappa Les Essarts - Les Essarts, 23 km (cronosquadre)

4 luglio: 3/a tappa Olonne-sur-Mer - Redon, 198 km

5 luglio: 4/a tappa Lorient - Mûr-de-Bretagne, 172 km

6 luglio: 5/a tappa Carhaix - Cap Fréhel, 158 km

7 luglio: 6/a tappa Dinan - Lisieux, 226 km

8 luglio: 7/a tappa Le Mans - Châteauroux, 215 km

9 luglio: 8/a tappa Aigurande - Super-Besse Sancy, 190 km

10 luglio: 9/a tappa Issoire - Saint-Flour, 208 km (montagna)

11 luglio: riposo à Lioran Cantal

12 luglio: 10/a tappa Aurillac - Carmaux, 161 km

13 luglio: 11/a tappa Blaye-les-Mines - Lavaur, 168 km

14 luglio: 12/a tappa Cugnaux - Luz-Ardiden, 209 km (montagna)

15 luglio: 13/a tappa Pau-Lourdes, 156 km (montagna)

16 luglio: 14/a tappa Saint-Gaudens - Plateau de Beille, 168 km (montagna)

17 luglio: 15/a tappa Limoux-Montpellier, 187 km

18 luglio: riposo a Drôme

19 luglio: 16/a tappa Saint-Paul-Trois-Châteaux - Gap, 163 km

20 luglio: 17/a tappa Gap - Pinerolo (Ita), 179 km (montagna)

21 luglio: 18/a tappa Pinerolo - Galibier Serre-Chevalier, 189 km (montagna)

22 luglio: 19/a tappa Modane - L'Alpe d'Huez, 109 km (montagna)

23 luglio: 20/a tappa Grenoble - Grenoble, 41 km (cronometro individuale)

24 luglio: 21/a tappa Créteil - Paris Champs-Elysées, 160 km

SOTTO LA PIOGGIA LASCIA ANCORA IL SEGNO GILBERT

Per il belga Philippe Gilbert questa 2 giorni italiana si chiude come meglio non poteva essere: doppietta festeggiata in solitaria sul traguardo di Como dove ha fatto suo per il secondo anno di fila il Giro di Lombardia. Un affermazione netta, indiscutibile, frutto di una condizione eccellente che Philippe ha mantenuto nell'ultimo mese e mezzo di corse. Niente da fare per gli avversari tra cui si sono distinti gli italiani Michele Scarponi e Vincenzo Nibali, tra i migliori sulla salita inedita della corsa, la Colma ma incapaci un po' per sfortuna un po' per inferiorità di competere con il belga nell'ultimo tratto della classica delle foglie morte. Foglie ne sono cadute parecchie nel gelido weekend appena concluso sulle strade lombarde flagellate dal maltempo durante tutta la durata della corsa, rendendola per questo dura e insidiosa sin dalle prime battute. Poco dopo la partenza da Milano si forma al comando un drappello di fuggitivi (Gallopin, Mirenda, Caccia, Da Dalto, Carlström e Albasini) con quest'ultimo che dopo una selezione naturale, scollina da solo sulla cima del Ghisallo. Iniziata la salita più dura di giornata: la Colma di Sormano lunga quasi 10 km con un dislivello di circa 630 metri, Albasini viene ripreso da Visconti, Gusev e Madrazo che lo staccano dopo pochi km. Inizia la bagarre nel gruppo dei migliori con lo scatto di Mollema che neutralizza il tentativo del campione italiano, a 3 km dalla vetta ecco muoversi Vincenzo Nibali, le cui accellerate riducono il gruppetto di inseguitori dell'olandese agli uomini migliori (compresi Scarponi e Gilbert). Nella discesa il siciliano tradisce la sua proverbiale fama da discesista, cadendo dopo aver impostato male una curva. Mancano 30 km al traguardo e in testa alla corsa c'è Philippe Gilbert con qualche secondo di margine su Scarponi. Il belga sceglie però di attendere il marchigiano e grazie ai cambi regolari impostati, ai piedi dell'ultima asperità di giornata verso San Fermo della battaglia i due dispongono di 1' di vantaggio sui più immediati inseguitori. Tra questi oltre a Nibali ci sono Fuglsang, Nieve, Sanchez, Barredo, Fuglsang, Uran e Lastras i quali però neppure in salita riescono a rosicchiare il margine alla testa della corsa. Quando mancano 200 metri allo scollinamento, nel tratto duro al 10% Gilbert allunga mentre Scarponi, a causa di un errore dovuto alla stanchezza e al freddo sbaglia rapporto facendo bloccare la catena e perdendo così la ruota del formidabile belga. Niente di paragonabile al celebro salto di Schleck sul Bales per carità, visto che Scarponi, nel dopogara ha ammesso di essere stato in riserva di energie tanto da non provare a distanziare il belga prima di un arrivo in volata a lui poco congeniale. Gilbert dunque continua l'azione e arriva braccia al cielo al traguardo confermandosi ancora una volta uno dei migliori atleti da classiche vallonate. Dietro di lui Scarponi a 12'' precede il sorprendente spagnolo Pablo Lastras che con un allungo sul San Fermo centra nell'ultima occasione buona il miglior risultato stagionale. Nibali chiude invece al quinto posto ma non fa polemica per la caduta. “Sono cose che capitano” dice lo Squalo e del resto non si può certo recriminare con il destino: meglio una caduta qui infatti che sulle ripide discese spagnole della Vuelta dove sarebbe certamente costata di più. Tutto sommato un piazzamento di tutto rispetto per il siciliano al termine di una gara disputata all'attacco e ricordiamo svoltasi in condizioni davvero proibitive tant 'è che su 195 corridori sono arrivati a Como solo in 34!

venerdì 15 ottobre 2010

Sconto a Di Luca: può tornare a correre. Bentornato?

Danilo Di Luca è libero di tornare a correre in bici in corse ufficiali già da Ottobre 2010. Questa è stata la decisione del tribunale nazionale antidoping del CONI che ha effettuato un generoso sconto di 9 mesi e 7 giorni al corridore abruzzese che avrebbe dovuto rimanere fermo fino a fine 2011. Come si ricorderà il Killer di spoltore era stato squalificato per due anni nel 2009, per positività all'EPO CERA durante il Giro del Centenario chiuso in seconda posizione alle spalle di Denis Menchov.

 Lo sconto della pena è stato possibile visto che Di Luca ha collaborato attivamente nell'inchiesta sul doping avviata dalla procura di Padova. La domanda sorge a questo punto spontanea: come ha fatto di Luca a fare il pentito se non ha mai ammesso le proprie colpe e si è sempre dichiarato estraneo a qualsiasi fatto di doping di cui lo accusavano?
Il Killer si è sempre dichiarato innocente, tanto di gridare a volte al complotto dei suoi confronti e a mettere costantemente in dubbio i risultati dei laboratori WADA, che lo hanno inchiodato in ben 2 tappe del Giro D'Italia 2009 effettuando su ogni campione incriminato le controanalisi. Inoltre stiamo parlando di un recidivo, visto il suo coinvolgimento nel 2007 nell'operaione OIL FOR DRUGS nella quale vennero accertare le sue pratiche illegali col dottor Santuccione che gli costarono una squalifica di 3 mesi a fine anno e la squalifica dalla classifica UCI Pro Tour 2007 nella quale era in testa al momento dei fatti. A Di Luca ai tempi fu contestato un controllo effettuato dopo la tappa  Lienz-Monte Zoncolan del giro 2007 da lui vinto, e fu chiesto a inizio 2008 una squalifica di 2 anni poi ritirata dal  Giudice di Ultima Istanza a causa dell'esito «atipico» dell'esame antidoping effettuato dopo quella frazione. Insomma su questo personaggio sono sempre stati forti i dubbi e le ombre anche vista la sua fenomenale trasformazione da corridore da classica a corridore da corse a tappe, o meglio da Giro d'Italia. Della serie che la gallina non può diventare un'Aquila. Battute a parte è discutibile la scelta di praticare uno sconto così generoso (quasi metà) ad un corridore recidivo e che ha collaborato ad un'inchiesta di cui davanti ai microfoni si è sempre dichiarato di essere estraneo. Come faceva a sapere nomi, luoghi ecc, se sia nel 2007 che nel 2009 si è sempre dichiarato vittima. 
Per i PM e i tribunali Di Luca sarà pulito, ma ai tifosi e agli appassionati deve molte spiegazioni.  Perchè chi sbaglia paga, come hanno fatto i vari Basso, Scarponi, Riccò, che hanno almeno  avuto il buon senso si ammettere le proprie colpe. Meglio tardi che mai.


Nonostante tutto un Euforico Di Luca fuori dal tribunale ha dichiarato: "Sono contento perché posso tornare a correre subito, anche se la stagione ormai è finita, e fare quello che ho sempre fatto. Ho già iniziato la preparazione e i miei obiettivi per l'anno prossimo saranno i soliti, le grandi classiche, il Giro d'Italia, anche se quello che mi manca è il Mondiale".
 Parole ambiziose del "Killer di Spoltore", graziato dall'indulto ciclistico della procura antidoping che rischia di aver così rimesso in gruppo un atelta non pentito visto che manca ancora la cosa fonamentale per la redenzione: l'ammissione ci colpa. 

Ancora troppe ombre su di un atleta per cui ci resta strozzato in gola il tanto agognato: "Bentornato Di Luca".



 

Gran Gilbert alla Gran Piemonte!

Philippe Gilbert nel finale di stagione è felicemente abituato a raccogliere numerose e prestigiose vittorie. Fallito però l'obiettivo più ambizioso, il mondiale di Melbourne, si è consolato concedendo il bis al Giro del Piemonte 2010, ribattezzato per l'occasione Gran Piemonte. Il corridore fiammingo ha atteso l'ultimo km a lui molto favorevole, per piazzare l'attacco decisivo sullo strappetto al 9% poco prima del traguardo. Dietro di lui si sono piazzati Leonardo Bertagnolli (Androni Giocattoli) e  Matti Breschel (Team Saxo Bank). Ancora quarto Filippo Pozzato (Team Katusha), perseguitato dalla maledizione della medaglia di legno.

La corsa fin dalle prime battute ha visto vari tentativi di fuga, finchè dopo 50 km percorsi hanno avuto la meglio in 6: Oscar Pujol (Cervélo), Tony Gallopin (Cofidis), Sonny Colbrelli (Colnago-Csf Inox), De Marchi (Androni) ed Elia Favilli (Isd). Questo drappello è riuscito collaborando ad ottenere fino a sei minuti sul gruppo, che nel frattempo era guidato dai team Katusha e Omega Pharma Lotto, al lavoro per i propri capitani. Appena entrati nel circuito finale del percorso è successo l'imprevisto: il  gruppetto dei fuggitivi ha inspiegabilmente sbagliato strada dopo una rotonda, dilapidando così tutto il vantaggio precedentemente ottenuto e rientrando nel tracciato previsto poco prima di essere ripresi dal gruppo degli inseguitori, dove qualcuno si è lasciato scappare un sorriso. A 20 km dal traguardo c'è stato quindi il tempo per un ennesimo tentativo di Alessandro Proni (Acqua e Sapone), Leonardo Bertagnolli, Aleksandar Dyachenko (Astana), Angel Madrazo e Mauricio Soler (Caisse D'Epargne), Domenico Pozzovivo (Colnago Csf) e Giampaolo Caruso (Katusha); il tentativo dei 7 non ha però avuto fortuna ed è stato neutrlizzato in tempi brevi. Ai meno 10 km ecco l'attacco di Dyachenko, seguito da Vladimir Gusev (Team Katusha), impossibile però a quel punto sfuggire dal controllo dell'Omega Pharma Lotto.

Il gruppo è arrivato quindi compatto al traguardo e li sullo strappetto finale Gilbert ha piazzato l'allungo a cui nessuno ha saputo rispondere e che gli è valso il bis al Piemonte dopo il successo targato 2009. Ora è il gran favorito per la classica delle foglie morte: il Lombardia. Lui che nel finale di stagione è tutto fuorchè una foglia morta.

domenica 10 ottobre 2010

C'è sempre una prima volta: Freire fa sua la Parigi-Tours

Ha nella propria bacheca alcune tra le corse più prestigiose del mondo, tra cui 3 mondiali in linea (1999, 2001, 2004); eppure anche per Oscar Freire (Rabobank) c'è sempre una prima volta. Oggi ha conquistato la sua prima Parigi-Tours al termine di un  intenso inseguimento a Geoffroy Lequatre (RadioShack) che si è visto riprendere ai 500 metri dal gruppo. Nella volata finale lo spagnolo ha poi preceduto  Angelo Furlan (Lampre-Farnese Vini) e Gert Steegmans (RadioShack). I tanto attesi delusi del Mondiale di Melbourne, Gilbert (Omega-Lotto) e Pozzato (Katusha), hanno tentato un timido attacco negli ultimi km, senza però riuscire ad animare la corsa. Corsa che è stata animata fin dai primi km con tentativi della prima ora poi scongiurati dall'intenso lavoro di Rabonbank, Vacansoleil e Liquigas-Doimo. Ai meno 8 dal traguardo Geoffroy Lequatre (RadioShack) ha tentato l'azione in solitario che sembrava poter andare in porto, fino a quando ai 500 metri dallo striscione finale si è infranto il sogno della vittoria. Li è iniziato  però quello di Oscar Freire. "Il gatto", come sempre, non ha perso l'occasione portando a casa l'ennesimo successo di una carriera lunga e costellata di successi, ma nella quale a quanto pare c'è sempre una prima volta.


Classifica

1. Oscar Freire (Rabobank)
2. Angelo Furlan (Lampre-Farnese)
3. Gert Steegmans (RadioShack)
4. Klaas Lodewick (TopSport Vlaanderen)
5. Yukiya Arashiro (Bbox)
6. Romain Feillu (Vacansoleil)
7. Yoan Offredo (FDJ)
8. Wouter Weylandt (Quick Step)
9. Bernhard Eisel (HTC-Columbia)
10. Sylvain Chavanel (Quick Step) 

Operazione Cobra Red: Riccò è pulito

Seconda buona notizia per Riccardo Riccò e la Vacansoleil dopo la vittoria alla Coppa Sabatini di givedì scorso. Il giornale, De Telegraaf, ha pubblicato la notizia secondo la quale il team manager della squadra olandese, il sig.  Daan Luijkx, ha ricevuto una lettera intestata contenente i risultati delle analisi sulle 50 pillole  sospette rinvenute nell'abitazione del corridore italiano poche settimane fa. Si tratterebbe di "sonniferi non prescritti e di acetaminofene", noto anche come paracetamolo, un antipiretico comune per curare per esempio la febbre o piccoli traumi. Sembra quindi uscirne pulito e a testa alta, il Cobra, il quale sembra avere l'unica colpa di non essere in possesso di alcuna confezione, incartamento e ricetta medica per utilizzare tali farmaci. Peccati veniali. Buona notizia per il ciclismo italiano e per lo sport in generale che non necessita di certo di altri eroi decaduti o scandali di doping. Consigliamo comunque, al talento di Formigine, di conservare le proprie pillole come tutti i comuni mortali, e cioè nella loro confezione con tanto di foglietto illustrativo, così da fugare ogni possibile sospetto. Visto il proprio passato e i guai che stanno passando alcuni suoi familiari, meglio restare fuori da ogni inchiesta per non entrare nello scomodo ruolo del perseguitato. Messa alle spalle anche questa ennesima "ombra" di doping, l'augurio è di sentir parlare del talento Riccò solo per le sue vittorie: che tutti i tifosi attendono con fiducia per poter fare anche del Cobra un esempio di redenzione.

Insaziabile Gesink: bis al giro dell'Emilia!

Robert Gesink, classe 1986, è uno dei giovani più promettenti nel panorama ciclistico internazinale ed ha fame di vittorie. Lo ha dimostrato anche oggi, vincendo il Giro dell'Emilia grazie ad una fantastica azione nell'ultimo passaggio sul muro del Santuario di San Luca, dove si è involato verso il successo regolando nel finale l'onnipresente Daniel Martin (Garmin) e il portabandiera italiano Michele Scarponi (Diquigiovanni). Per il talentuoso olandese si tratta del Bis, dopo il successo targato 2009 sempre sulle prestigiose strade del Giro dell'Emilia. Questo successo si aggiunge al 6° posto ottenuto al Tour de France, alla tappa vinta al Giro di Svizzera (che ha chiuso al 5° posto nella generale) e al prestigiso successo nella nuova classica Pro Tour in terra canadese: il Gp di Montrèal.

Il Giro dell'Emilia si è deciso nell'ultima fase della corsa. Dopo vari tentativi partiti da lontano sono rimasti davanti Hoogerland, Stortoni e Brambilla al quale si aggiunge Jakob Fuglsang (Team Saxo Bank) dopo un'azione decisa in solitario. A questo punto è  Giovanni Visconti che parte dal gruppo dei migliori, che era all'inseguimento dei fuggitivi, senza però trovare fortuna. Al quarto passaggio sul San Luca restano davanti solo  Hoogerland e Fuglsang con qualche secondo sul gruppo dei favoriti, che vedeva la presenza di Nibali, Riccò, Martin, Scarponi, Pozzovivo e Gesink. Nell'ultima discesa di giornata avviene il ricongiungimento; il gruppo dei Big riprende i due fuggitivi formando un drappelo di 14 unità che andrà a giocarsi la gloria di giornata sull'ultima ascesa al Santuario di San Luca. Appena la strada si impenna ci prova subito Martin deciso a trovare l'ennesio successo in terra italiana. Robert Gesink appare però il più fresco e competitivo in salita, staccando tutti e andando a concedere il Bis al Giro dell'Emilia. Nibali e Riccò nel finale mancano di brillantezza e pagano qualcosa. 

Gesink all'arrivo confessa "Ho rinunciato al Mondiale di Melbourne per preparare al meglio Giro dell'Emilia e Giro di Lombardia; ne è valsa la pena, sono felicissimo". Come dargli torto. Talentuoso, giovane e intelligente. Sentiremo molto parlare di lui in futuro. Forse già dall'imminente Giro di Lombardia? Gesink ha fame.


Ordine d'Arrivo

1) Robert Gesink (Rabobank)
2) Daniel Martin (Garmin Transitions)
3) Michele Scarponi (Androni Giocattoli Serramenti Pvc Diquigiovanni)
4) Alexandr Kolobnev (Team Katusha)
5) Vincenzo Nibali (Liquigas)
6) Domenico Pozzovivo (Colnago Csf Inox)
7) Jerome Coppel (Saur Sojasun)
8) Xavier Tondo Volpini (Cervelo Test Team)
9) Riccardo Riccò (Vacansoleil)
10) Patrik Sinkewitz (Isd Neri)

Alla Sabatini un sorriso per Riccardo Riccò

Giovedì 7 ottobre 2010 è un giorno che Riccardo Riccò segnerà sul calendario, per ricordare la sua prima vittoria con la maglia della Vacansoleil, la sua nuova squadra. Il Cobra ha vinto la  58a edizione della Coppa Sabatini, precedendo sul traguardo il compagno di squadra Marco Marcato e Leonardo Betagnolli (Androni-Diquigiovanni). La settima vittoria stagionale del Cobra è maturatata nello strappetto finale dei 199 km previsti del percorso. Negli ultimi km proprio la sua squadra e la ISD-Neri del capione italiano Giovanni Visconti hanno preso in mano la situazione alzando il ritmo e allungando il gruppo. Proprio grazie a questo impulso il cobra ha "morso" gli avversari vincendo sul traguardo e beffando il favorito di giornata, il tricolore Visconti, che è giunto 4° all'arrivo.
Per Riccò si tratta di una vittoria che scaccia i brutti pensieri e che gli da morale e fiducia in un peridodo per lui a dir poco burrascoso, per i sospetti di doping che coinvolgono la sua famiglia e inevitabilmente anche lui, anche se per il momento rimane  al di sopra di ogni imputazione.  "Avevo tanta rabbia dentro - ha dichiarato Riccardo Riccò - proprio per le polemiche degli ultimi tempi. Volevo vincere e ripagare la Vacansoleil della fiducia che mi ha accordato" La grinta non manca per niente a questo ragazzo che sembra far di tutto per trovare finalemente un attimo di pace per poter tornare ai livelli di un tempo. Questa vittoria è l'ennesimo passo per tornare lassù. In paradiso...finalmente fuori da questo lungo purgatorio che dura ormai da ben 2 anni.

venerdì 8 ottobre 2010

THANK YOU SYOSSET!!!


Dopo 5 mesi dall'apertura di AruotaliberA noi dello staff siamo andati a spulciare le nostre statistiche su Histats, un sito che conteggia gratuitamente tutte le visite di ogni blog affiliato...ad un certo punto la nostra attenzione è stata calamitata dalla voce Geolocation dove vengono indicate le città più affezionate in base al numero delle visite! Pensavamo, visto che abitiamo in piccole città del Veneto in provincia rispettivamente di Treviso e Padova, che fosse un capoluogo o una grande città del norditalia a fregiarsi del titolo di fedelissima di AruotaliberA...Con nostra grande sorpresa e felicità, il nostro blog è invece seguito anche dall'altra parte dell'Oceano Atlantico in particolare dall' hamlet di Syosset, situato nella periferia di New York City nella Contea di Nassau. Questo abitato (VEDI FOTO) a quanto ci risulta conta circa 20.000 abitanti, tra i quali, immaginiamo molti cittadini di origine italiana vista la lingua dei nostri contenuti. Sono proprio gli abitanti di Syosset ad avere effettuato più accessi di tutti ad AruotaliberA con ben 952 visite! A tutti voi un sincero grazie per l' attaccamento che ci avete dimostrato, bellissimo proprio perchè inaspettato e a così grande distanza (anche se internet ci fa sentire tutti più vicini...). Non sappiamo se siate un gruppo ristretto di ciclisti amatoriali, un gruppo di amici con la passione per il ciclismo oppure se in città si sia diffuso in qualche modo la moda di seguire AruotaliberA... diciamo che a noi piace pensarla così :) Scherzi a parte vi vogliamo invitare a scriverci, se vi fa piacere, anche in inglese in modo da progettare magari qualche articolo o un intera rubrica bi-lingue dedicata al ciclismo a stelle e striscie. Immaginandovi con gli occhialini Transition alla Tyler Farrar mentre uscite dalle vostre case a percorrere lunghe escursioni fino al Central Park di NY per godervi i colori accesi e spettacolari di queste giornate autunnali, vi salutiamo calorosamente sperando di potervi conoscere al più presto! Have a nice day and thanks all citizens of Syosset.

giovedì 7 ottobre 2010

Firenze 2013: Il mondiale di ciclismo torna in Italia!


Pochi giorni prima del Mondiale di ciclismo australiano c'è stata grande soddisfazione in casa azzurra per l'assegnazione della manifestazione iridata alla città di Firenze nell'edizione 2013. Una prima volta storica dunque per una terra, quella toscana, che pur avendo dato i natali a mostri sacri della bicicletta come Gino Bartali, Fiorenzo Magni e Gastone Nencini senza dimenticare i più recenti Mario Cipollini, Michele Bartali e l'attuale CT della nazionale Paolo Bettini, non aveva ancora ospitato un edizione mondiale. Entusiasta il presidente della Federciclismo Renato di Rocco orgoglioso delle capacità organizzative dimostrate dal Comitato Organizzatore presieduto da Claudio Rossi che hanno presentato un progetto vincente in grado di amalgamare le bellezze del territorio alle difficoltà altimetriche per i ciclisti. Un mondiale, quello fiorentino, che è già stato svelato e prevede, rispetto all'edizione di Melbourne alcune sostanziali novità. Innanzitutto il numero delle gare che passerà da 6 a 12 con le novità delle categorie juniores maschili e femminili che disputeranno una prova in linea e una contro il tempo e della cronosquadre riservata ai professionisti uomini e donne. Le prime 4 gare saranno previste già dal prossimo mondiale che si terrà a Copenhagen nel 2011 mentre le cronosquadre entreranno in vigore dall'edizione 2012 che si disputerà tra Maastricht e Valkenburg in Olanda. Altra novità il numero delle città ospitanti che saranno ben 4: oltre al capoluogo toscano (dove si concluderanno tutte le gare nella zona dello stadio Franchi) ci saranno anche partenze da Pistoia, Montecatini Terme e Lucca, da dove partirà la prova degli Elite. Un percorso questo disegnato dall'eroe della Roubaix 1999 Andrea Tafi, l'ultimo ciclista italiano ad aggiudicarsi la classica del pavè. Si partirà appunto da Lucca e dopo 90 km lungo i quali saranno toccati l'abitato di Collodi (in onore allo scrittore di Pinocchio che sarà mascotte della kermesse) e Casalguidi, dove risiedeva Franco Ballarini, si giungerà a Firenze dove sarà affrontato un circuito cittadino di 16 km. Circuito scoppiettante con due salite previste: quella che porta a Fiesole lunga 4,8 km con pendenze media del 6% e punte max del 9%, la seconda, a 4 km dall'arrivo, sarà il muro di Via Salviati, 600 metri al 12% con punte del 19%. Un circuito secondo Tafi: “perfetto per ciclisti come Nibali e Contador”. Per assicurarci se queste profezie potranno trasformarsi in realtà non ci resta che aspettare tre anni cercando di assistere in prima persona a ciò che avverrà il 29 settembre 2013...

Ettore Torri sul doping "Se non fosse dannoso, andrebbe legalizzato". Parole che fanno male...

"Il doping  se non fosse dannoso per la salute degli atleti, andrebbe legalizzato". "Non sono l'unico che lo dice; ultimamente tutti i ciclisti che ho interrogato hanno detto che tutti si dopano". "Più lavoro in questo campo e più mi meraviglio della diffusione del doping. Non credo che il doping verrà estirpato". 
Tre frasi che mettono alla dura prova le coronarie di tutti gli appassionanti e gli amanti del ciclismo. Tre coltellate che feriscono e indignano tutti coloro che credono in questo sport e in un modo o nell'altro ne fanno  parte. Sono parole che colpiscono in quanto non sono frasi superficiali e scellerate prese da un dialogo tenutosi al bar sport, bensì sono dichiarazioni ufficiali di Ettore Torri, capo della procura antidoping del CONI. Le parole di Torri hanno  il suono di una resa, di un uomo di 79 anni, da decenni paladino dello sport pulito e guerriero di mille battaglie contro i nemici dell'etica sportiva, pensieri ad alta voce di un uomo disilluso e soprafatto dal proprio eterno nemico che si arrende quindi al presunto "sistema doping". Paradossalmente sarebbe come sentire Batman dire "E' impossibile sgominare il crimine da Gotham City" oppure il capo antimafia esclamare " In sicilia sono tutti mafiosi, se non fosse illegale la si potrebbe legalizzare". Il così fan tutti non è un corretto modo di vedere le cose.

IL PALADINO. Sono dichiarazioni che fanno male, perchè Ettore Torri è una celebrità nel settore, un esempio e un'icona da anni. E' lui che ha portato avanti le inchieste più proficue rintracciando e punendo i colpevoli e ottenendo risultati encomiabili. Era Torri a capo della famigerata Operation Puerto, quando fece confessare Basso e Scarponi e gli inflisse una pesante, ma giusta, squalifica di 24 mesi. Sempre Torri portò avanti l'operazione "Oil for Drugs" che tra il 2004 e il 2007 coinvolse Danilo di Luca, il dottor Santuccione, Eddy Mazzoleni e l'atleta Giuseppe Gibilisco. Ancora lui fu il paladino che si battè contro Riccardo Riccò mandando anche il cobra nel purgatorio degli squalificati per 2 anni. Sempre l'incorreggibile Torri si battè contro Valverde, tanto che la sua fu l'unica voce che in Europa chiese la sospensione dell'atleta spagnolo. Di nuovo lui quest'estate ha preso in mano i freschi fascicoli Petacchi e Pellizotti. Insomma, quando si tratta di doping, lui c'è sempre. Lo fiuta, lo trova e lo combatte punendo i colpevoli; ormai da numerosi anni. Lo ZENIGATA della lotta alle sostanze dopanti. Oggi fa tristezza sentirlo affermare: "Non è giusto quando si trova un atleta pulito su cento, il doping andrebbe legalizzato". In questa lotta tra il bene e il male nello sport, sarà folle ma giusto, schierarsi sempre accanto a quell'onesto, per combattere chi ricorre a metodi scorretti e antisportivi.


TUTTI DOPATI. Ecco perchè queste parole fanno male. Pechè significherebbe che i sacrifici di Basso e Scarponi per tornare al ciclismo sono stati vani e sono solo una presa in giro? Significa che un'icona del ciclismo pulito come Damiano Cunego è in verita un imbroglione? Allora anche la nuova stella Vincenzo Nibali non andrebbe avanti con la farina del proprio sacco.
No.
Non è giusto fare di un'erba un fascio. Non è giusto mettere tutti nel calderone dei bari. Il ciclismo, non lo si deve nascondere, è forse lo sport  più macchiato e colpito dal cancro del doping che pian piano si nutre di nuove cellule. E' però lo sport con più controlli e quello che in assoluto ha pagato di più in termini di credibilità e valori etici. Proprio per questo motivo si è imposto di cambiare, di lottare contro questa malattia. In altri sport si deride il ciclismo, si guarda altrove, ignari che il problema esiste quasi ovunque e andrebbe cercato e combattuto. Il ciclismo lotta  invece da anni contro il doping, e non c'era scritto da nessuna parte che sarebbe stato facile. La maggior parte degli atleti in gruppo è leale e pulita, ed è soprattutto a loro che queste parole fanno male, a chi vede che i furbetti la fanno franca mentre chi dovrebbe combatterli getta la spugna. Una bella perdita di credibilità per Torri e la procura antidoping, con che faccia terrà i prossimi interrogatori con i corridori sospettati, dopo aver dichiarato che tanto tutti si dopano?

IL PENTIMENTO. Nelle ore successive Ettore Torri, presumibilmente richiamato all'ordine dalle alte cariche del CONI, ha ritirato tutto definendo il suo uno "sfogo" e non un modo per gettare la spugna. Le sue sarebbero quindi state parole di un uomo colto da un momento di debolezza e di sconforto, forse anche a causa della nuova ondata di indagini partita nel 2010: in Italia attualemente ben 9 procure hanno dei procedimenti aperti su fatti di doping e sostanze proibite. Ad ogni modo nella vita si cade e ci si rialza. Si potrà perdonare queste dichiarazioni a Torri, sperando che da questo episodio ne esca più forte, a patto che torni a combattere contro il male dello sport e del ciclismo. Numerosi ciclisti hanno nel frattempo preso le distanze dalle dichiarazioni schock del procuratore antidoping, l'UCI ha condannato tali affermazioni e numerose squadre tra cui la Liquigas hanno manifestato l'intenzione di procedere per vie legali. Parole che fanno male...a Torri stesso in primo luogo.

I problemi ci sono. Il doping è una pianta cattiva, ramificata e difficile da estirpare.  L'ipotesi di renderlo legale, laddove non fosse dannoso, è da prendere come una pura provocazione. Un ciclismo fatto di atleti "geneticamente modificati" e impasticcati, non è il volere del pubblico che vuole invece uno sport vero ed eticamente corretto; fatto dal confronto di uomini e non di cavie da laboratorio. Per questi motivi la lotta deve andare avanti, proprio grazie all''esempio di ciò che Ettore Torri ha saputo fare in passato.  Il fenomeno esiste e va affrontato; sapendo però che se una mela  è marcia, non significa che tutto l'albero sia infetto. Per questo motivo le dichiarazioni del capo dell'antidoping  risultano oggettivamente infondate, oltraggiose e infamanti.  Certo le parole di Torri  hanno fanno male, ma non ci toglieranno il sogno di  poter vedere un giorno un ciclismo pulito e senza il doping.



mercoledì 6 ottobre 2010

Melbourne 2010. Le pagelle della prova in linea


Filippo Pozzato: 6. Il faro designato della nazionale italiana corre bene per 240 km, poi all'ultimo giro nel momento decisivo, non accende la luce. Eppure al primo attacco di Gilbert risponde bene insieme ad Evans e da l'impressione di poter contenere il belga. Poi alla resa dei conti sull'ultimo strappo scollina con 24", forse a causa dei crampi, e una volta tornato in corsa dopo il riassorbimento dei fuggitivi stecca la volata finale. Battezza la ruota sbagliata, quella di Freire, e coglie la medaglia di legno che non rende giustizia all'ottimo lavoro del proprio team, nonostante una rimonta negli ultimi 60 metri. Risultato: occasione gettata al vento e 4° posto ad un soffio dal podio. Nonostante tutto secondo noi non è da bocciare. In fin dei conti è stato il primo di coloro che volevano fare corsa dura. CENTIMETRI DI RIMPIANTO


Philippe Gilbert: 7. Era il favoritissimo della vigilia e a pochi km dalla fine la maglia iridata sembrava sulle sue spalle. Quando attacca sullo strappo più duro non ce n'è per nessuno, Gilbert fa il vuoto dietro di sè, dimostrando esplosività e potenza. Ha la sfortuna di rimanere solo nel momento decisivo e così viene tradito dagli ultimi km di un percorso che sembrava disegnato apposta per lui. Dimostra comuque di avere la stoffa e la testa da campione del mondo. Quella maglia iridata che stava maturando nel finale, potrebbe diventare sua nel prossimo futuro. Per ora il 14° posto finale non rende onore al belga che si è giocato tutto sul tratto più duro e che maledirà quegli ultimi infiniti km in terra australiana. RE SENZA CORONA

Cadel Evans: 7,5. Diciamolo: averne di campioni del mondo così. Cadel per tutto l'anno ha corso sempre al massimo, senza mai risparmiarsi, onorando in ogni competizione e su ogni tipo di terreno la maglia iridata conquistata a Mendrisio 2009. Nel mondiale di casa si batte come un leone in un percorso poco adatto alle proprie caratteristiche. Attacca, tira, scatta, risponde alle accelerazioni dei rivali; finchè deve arrendersi all'incubo dell'arrivo in volata e dire addio al sogno della medaglia davanti al suo pubblico. Il terzo posto del compagno Allan Davis è un pò anche dell'iridato 2009. CAMPIONE MORALE


Thor Hushovd: 9. Un mondiale perfetto che si conclude nel modo migliore per il vichingo norvegese. Avendo a disposizione solo 2 compagni di squadra, per tutta la corsa sfrutta il lavoro degli altri resistendo ai vari attacchi e alle tirate di chi voleva rendere dura la corsa per tagliare fuori dai giochi gli sprinter. Lui, che è un velocista molto resistente in salita, stringe i denti incrociando le dita che tutto vada per il verso giusto: l'arrivo in volata. Quando capisce che il suo treno sta arrivando in stazione non ci pensa due volte. In un lampo sbaraglia la concorrenza andando a prendersi la maglia di campionde del mondo. Lo fa senza compagni di squadra a lanciargli la volata, sceglie una ruota, la punta e poi libera la sua accelerazione fatta di barbara potenza. Pardon...vichinga potenza. VICHINGO IRIDATO


Cancellara: 4. Vedere transitare la locomotiva d'oro, al traguardo del penultimo giro, staccato dal gruppo buono ad andatura cicloamatoriale, è la risposta finale e crudele al sogno dello svizzero di vincere due medaglie nella settimana iridata australiana. Lo sceriffo era pronosticato come uno dei favoriti per la sua forza e resistenza. Paga però le fatiche fatte contro il tempo nella prova a cronometro, ed alza bandiera bianca nel momento Clou, cioè quando suona la campanella. Forse sazio di essere l'uomo del tempo in futuro potrebbe cercare la medaglia d'oro in linea. LOCOMOTIVA UMANA


Matti Breschel: 8. 26 anni e due medaglie mondiali in bacheca. Bronzo a Varese 2008 e ora Argento a Melbourne 2010. Niente male per il giovane danese, da anni indicato come promessa del ciclismo, anche lui cresciuto della prolifica "cantera" di Bjarne Riis. Nel circuito di Geelong resiste alle tirate degli azzurri e agli attacchi degli avversari; poi nella volata finale si gioca il tutto per tutto cercando di anticipare tutti con un allungo. Forza Matti non c'è due senza tre. A Varese fu il terzo incomodo...qui il secondo incomodo...chissà... RECIDIVO


Allan Davis: 7. Essere compagno di Cadel Evans, campionde del mondo uscente, che cercava l'impresa in casa propria davanti al proprio pubblico non deve essere facile; a livello psicologico e tattico. Allan però non si fa prendere dal panico: fa lavorare gli altri, attende l'evolversi della corsa lasciando sfogare i Big e cercando di rimanere il più possibile li davanti. Si siede pazientemente sulla riva del fiume, aspettando di vedere la corrente trasportare i cadaveri dei propri nemici. Non si fa scappare l'occasione presentatasi davanti e nella volata di gruppo coglie sul filo di lana uno storico bronzo al primo mondiale australiano: quello di casa. GUERRIERO ZEN


SPAGNA: 5. Non ci siamo. Con questa rosa e questo potenziale la Spagna non si può accontentare di un 6° posto del solito Oscar Freire, peraltro vistosamente non al top. Punta tutto su Oscarito cercando di portarlo allo sprint e ci può stare, ma sembrano sempre fuori dalla corsa, in attesa e in balia delle altre squadre. Senza idee. Sperano nella volatona a ranghi compatti per puntare tutto sullo spauracchio Freire, salvo poi accorgersi che l'eroe nazionale non è in forma e non può sempre salvare la faccia. Quella che il paese iberico sta perdendo per i continui scandali doping, pur di vincere sempre e comunque. DELUDENTI


BELGIO. 6,5. Sanno di avere in squadra l'uomo da battere e lo supportano in tutto e per tutto. Il motto era: uno per tutti, tutti per Gilbert! Il favoritissimo. Lo coccolano, lo scortano, gli mettono a disposizione un Loekemans stratosferico che per svariate volte lancia gli attacchi del proprio scatenato capitano. Quando sull'ultimo strappetto vedono Gilbert involarsi sembra la coronazione di un piano perfetto; stile colonnello Hannibal Smith in A-team. Quando il capitano viene però ripreso si rendono conto di non avere più carte in mano. Anche loro traditi dal percorso...ma con un'unica colpa: non aver preparato un piano B. B-TEAM


ITALIA. 7: Tasto dolente. E' vero non abbiamo vinto, ma nello sport conta davvero solo la vittoria? Solo quella e a tutti i costi? NO. Guardiamo anche alla qualità della prestazione, anche se non è nella nostra cultura del "tutto subito". Per una volta gioiamo anche nella sconfitta di una prestazione eccellente che purtoppo non ha portato ad un risultato all'altezza. Il ciclismo e lo sport non sono una scienza esatta. Si può cercare di calcolare tutto al meglio, di fare bene il proprio lavoro, tenendo conto però che non tutte le variabili sono sotto il nostro diretto controllo. A volte si fa il massimo, ma non basta. Le tirate e il lavoro duro di Oss, Bruseghin, Gavazzi, Tosatto e Tonti. Gli attacchi di Visconti e Nibali. Il lavoro di regista di Paolini. La corsa da leader di Pozzato, alla sua prima volta in azzurro da capitano. La guida strategica di Bettini. No, non è tutto da buttare. L'Italia ha corsa bene, con coraggio e intraprendenza, animando e guidando la corsa. Come sempre se non si muove la nostra nazionale, gli altri restano a guardare e attendono. Certo alcuni errori sono stati commessi, ma è normale quando si agisce poter sbagliare. Gli ignavi non cadono nell'errore. Stavolta non abbiamo raccolto, peccato perchè la semina sembrava andata bene. Raccoglieremo più avanti. AZZURRI SENZA GLORIA



Farrar - Cavendish: 4,5. I gloriosi e pomposi proclami della vigilia si sciolgono ben presto sotto il sole australiano del circuito di Geelong. Arrivano stremati all'appuntamento iridato, dopo una stagione comunque positiva per entrambi. Si aspettavano di essere protagonisti della volata finale, di dire la loro nonostante il percorso fosse a detta di tutti troppo impegnativo per velocisti puri. Invece escono fuori dai giochi. Farrar, capitano degli USA, si scopre acerbo e impalpabile in una corsa selettiva come il mondiale. Cannonball scopre che con soli due compagni di squadra deve anche lavorare, senza poter sedere comodamente sul proprio treno fino alla volata di gruppo. Ci sono classe e tempo per crescere. A parte questo il percorso era obiettivamente impossibile per loro. DURA LEZIONE


martedì 5 ottobre 2010

TUTTI I CAMPIONI DEL MONDO DI MELBOURNE

EMMA POOLEY (Crono donne)
La 28enne londinese inizia a muovere i primi passi nel ciclismo in seguito a un infortunio patito nella corsa campestre mentre frequentava l'università di Cambridge nel 2005. Un passaggio tradivo dunque forse dovuto al fisico gracile della Pooley, appena 1,57m x 50 kg. L'anno dopo è subito quarta nei campionati britannici in linea risultato che ne determina il primo ingaggio nella Team Fat Birds UK. Nel 2007 è terza al Tour de France femminile e si piazza nei top ten sia nella prova in linea sia in quella contro il tempo nel Mondiale di Stoccarda, il primo da lei disputato. Alle Olimpiadi di Pechino è medaglia d'argento nella prova a cronometro, risultato che la consacra tra le migliori cicliste donne in circolazione. Arriva così l'ingaggio nel Team Cervelò che Emma ripaga subito vincendo il Tour de France e laureandosi campionessa nazionale a cronometro sempre nel 2009. Quest'anno, oltre al titolo mondiale la Pooley ha fatto sue corse a tappe come il Giro del Trentino e il Tour de l'Aude, una classica come la Freccia Vallone oltre allo straordinario bis cronometro-prova in linea a livello nazionale.


GIORGIA BRONZINI (Gara in linea donne)
La 27enne piacentina è l'icona azzurra della spedizione di Melbourne. Capello corto, viso sbarazzino, una vaga somiglianza con Francesca Schiavone a cui può essere accostata anche per la straordinaria grinta. Una vittoria bellissima quella di Giorgia perchè inaspettata per lei, velocista pura in grado stavolta di difendersi anche in salita. Dopo Tatiana Guderzo e Marta Bastianelli è il terzo successo per le atlete italiane negli ultimi 4 anni. Giorgia corona così il sogno iridato nel 2010 al suo decimo tentativo nella gara in linea. Gare dove la Bronzini ha ottenuto in carriera due piazzamenti nella top 10 oltre a un bronzo nel 2007 dietro a Marianne Vos che stavolta è stata invece in grado di battere. Nell'ultimo giro, dopo l'attacco della britannica Cooke e della tedesca Arndt riprese sul rettilineo finale, le capitane azzurre Guderzo e Cantele hanno scelto di sacrificarsi per puntare tutto sulla velocità di Giorgia, la più adatta per un arrivo di gruppo. La piacentina, pur partendo da lontano è riuscita venire fuori al momento propizio approfittando della difficoltà incontrata dalla Vos nell'ultimissimo tratto. La neo campionessa mondiale in carriera detiene anche il titolo iridato nella corsa a punti su pista conseguito nel 2009 in Polonia.



TAYLOR PHINNEY (Crono under 23 uomini)
Il ventenne americano nasce come pistard iniziando a muovere i primi colpi di pedale nel 2005 nelle giovanili del team Slipstream. Taylor sin dal 2007 si dimostra un eccellente cronomen facendo suo il primo titolo iridato nella categoria juniores. L'anno successivo arriva anche il titolo mondiale nell'inseguimento su pista sempre tra gli juniores che lo proietta dritto all'olimpiade di Pechino. Qui nonostante la giovane età Phinney conclude la medesima prova all'ottavo posto, un buon piazzamento che contribuisce al suo ingaggio nel team giovanile del celebre connazionale Lance Armstrong. Con la sua nuova squadra Taylor ottiene risultati di prestigio bissando due volte la Parigi-Roubaix Espoirs (riservata agli under 23 e simile alla Roubaix vera e propria) e laureandosi campione nazionale a cronometro nel 2010 precedendo un corridore esperto come Levi Leipheimer. Nel frattempo Phinney continua l'attività di pistard confermandosi campione del mondo sia nel 2009 che nel 2010 nell'inseguimento. Un 2010 strepitoso per il pupillo di Armstrong conclusosi col titolo di Melbourne ma anche con il bronzo nella prova in linea. Un piazzamento che pone Phinney tra gli atleti più interessanti degli anni a venire sia in ottica olimpica ma sopratutto su strada visto che a cronometro, sul pavè e pure in volata ha dimostrato di non temere nessuno. Sarà felice la BMC che pochi giorni prima del mondiale si è assicurata le sue prestazioni per il 2011, quando esordirà nelle corse del PRO Tour con i professionisti.




MICHEAL MATTHEWS (Gara in linea under 23 uomini)
Questo giovane canguro si è fatto un regalo davvero speciale per i suoi 20 anni festeggiati il 26 settembre scorso. E' stato infatti l'unico oro australiano nei mondiali di casa ottenuto al termine di un entusiasmante volata di gruppo. A differenza di Phinney, Matthews non ha alle spalle risultati di rilievo se non il titolo di campione oceanico a cronometro conseguito nel 2009. Finora ha corso nel team australiano Jayco-Skins ma anche per lui il prossimo anno si apriranno le porte del professionismo con il passaggio nelle file della Rabobank.



FABIAN CANCELLARA (Crono uomini)
Lo sceriffo, bernese di nascita ma di origine lucane, è ormai un habituè alle maglie iridate avendone conquistate ben quattro a partire dal 2006. Quattro su quattro visto che l'unico mondiale che non l'ha visto primeggiare (Varese nel 2008) è stato dovuto al suo forfait a causa della stanchezza dopo aver disputato e vinto la cronometro olimpica di Pechino. Una vittoria che lo fa diventare, assieme alla francese Jeanne Longo, l'atleta con più titoli mondiali nella storia del ciclismo. A 29 anni ha vissuto nel 2010 la stagione della redenzione vincendo, oltre all'iride, due classiche del Nord come il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix anche se su di esse c'è ancora l'ombra del sospetto visto l'eclatante caso della bicicletta meccanica che lo ha visto protagonista. Lasciando da parte questo caso irrisolto Fabian ha disputato anche una buona prima parte di Tour de France indossando per ben 6 giorni la maglia gialla diventando così lo svizzero ad averla sfoggiata per più giorni superando un mostro sacro come Hugo Koblet. In quest'ultima parte di stagione Fabian sembrava però stanco vista la deludente Vuelta disputata e l'incertezza relativa alla partecipazione al mondiale. Scelta però che ha pagato ancora visto il margine sul secondo classificato (ben 1'02'') sebbene il percorso della crono avrebbe potuto penalizzarlo vista la presenza di strappi duri.




THOR HUSHOVD (Gara in linea uomini)
Il neo campione del mondo degli elite è un ragazzone norvegese di 32 anni,
primo ad aggiudicarsi l'ambito titolo per il suo paese. Un amore, quello di Thor per la bicicletta, che inizia prestissimo, all'età di dieci anni e che lo porta già a vent'anni a vincere tutto o quasi. E 'il 1998 infatti quando Hushovd si impone all'attenzione del panorama ciclistico facendo sua la Parigi-Roubaix Espoirs, la Parigi-Tours e il mondiale a cronometro under 23 a Valkenburg in Olanda. Una volta diventato professionista nelle file della Credit Agricole conquista la prima tappa al Tour de France nel 2002 mentre nel 2005 è maglia verde sui campi Elisi. L'anno successivo vince la sua prima classica: la Gand-Welvegem, è maglia gialla per 2 giorni e vince la classifica a punti della Vuelta. Nel 2009 entra a fra parte della Cervelò e in luglio si tinge ancora di verde a Parigi, nel 2010 è secondo alla Roubaix ma è costretto a perdere un mese di gare per una frattura alla clavicola. Al suo rientro fa sua la tappa di Arenberg al Tour e la sesta frazione alla Vuelta prima dell'apoteosi australiana. Un successo, che ripaga una carriera costellata di successi ma senza mai centrare quell' acuto che dopo anni d'attesa è finalmente arrivato. Anche il nostro Pozzato si è subito congratulato con Hushovd felicitandosi e inchinandosi davanti a lui per una vittoria a detta di molti strameritata. Hushovd è stato bravo a correre in sordina non perdendo troppo negli strappi duri presentandosi nel rettilineo finale in ottima posizione. Li, in quei 700 m finali, ha semplicemente dato tutto andando via con il suo stile potente e vanificando così la sparata di Breschel. Siamo sicuri che il neo campione del mondo saprà onorare questa maglia che ha inseguito e meritato dopo tante battaglie, del resto con quel nome e con quell'aspetto da gigante muscoloso chi meglio di lui potrebbe incarnare il simbolo di miglior atleta del ciclismo mondiale?